Figlia di militare, moglie, madre e madame di ferro

Ségolène Royal, 53 anni, è nata a Dakar (Senegal), dove il padre, ufficiale di carriera, prestava servizio. Ha studiato nella prestigiosa École nationale d’administration (istituto in cui si formano i funzionari pubblici), dove ha incontrato l’uomo della sua vita, François Holland, attuale segretario del Partito socialista francese. La coppia ha quattro figli.
Il primo balzo della sua carriera politica è nel 1988, quando viene eletta deputata nelle Deux-Sèvres dopo esser stata notata da François Mitterrand. È stata ministro dell’Ambiente, della Scuola e della Famiglia nei governi socialisti degli anni ’90, ma deve la sua popolarità politica soprattutto alla conquista della regione Poitou-Charentes nel 2004, feudo dell’allora primo ministro conservatore Jean-Pierre Raffarin, a cui ha soffiato la poltrona di presidente. Dopo quell’affermazione si è lanciata nella corsa per l’Eliseo e ha organizzato una sua campagna, denominata «desiderio di futuro».
Le sue dichiarazioni sul sociale e sulla partecipazione le sono costate l’accusa di populismo da parte dei suoi rivali. Così come quelle sull’«ordine giusto», sui giovani, sulla scuola o sulle 35 ore hanno provocato forti polemiche, perché ritenute distanti da quelle del progetto socialista approvato dalla direzione del partito. A Laurent Fabius, che nel corso di una dibattito televisivo glielo ha fatto notare, la Royal ha risposto: «Ma il progetto socialista non è il Libretto rosso» della rivoluzione culturale cinese.

È uscita indenne dai confronti - tre alla tv e tre in pubblico - ai quali è stata praticamente costretta dai suoi due rivali - Fabius e Strauss-Kahn - molto più esperti di lei soprattutto su questioni internazionali, che puntavano a indebolirla.

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