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Figuraccia Italia schiacciata dai russi

Azzurri travolti agli europei (26 punti di scarto) e mai in partita: si salva Pozzecco. Decisiva la sfida di oggi contro l’Ucraina

Oscar Eleni

L’Italia del basket con la tosse asinina nella seconda partita dell’Europeo sul campo di Vrsac sbatte contro i vetri infrangibili di Casa Russia uscendone a pezzi (26 punti di scarto) vedendo soltanto un soffitto basso e mai il canestro. Umiliazione senza bisogno di cercare troppe scuse, considerando che a metà partita eravamo sul 20-52, infilazati da Kirilenko, toreati da Holden, ma certo qualche domandina dovrà pur essere fatta. Sappiamo che tipo è Recalcati, due anni fa in Svezia fece rinvenire una squadra più modesta di quella che dirige oggi dopo un tuffo nell’acqua gelida contro la Francia. Sappiamo che in tornei con partite così ravvicinate capita di non passare una bella notte, soprattutto se il giorno prima ti sei guadagnato il pane ai supplementari contro la Germania. Conosciamo bene anche l’anima di questa Azzurra stinta, anche se facciamo fatica a capire perché i nostri centri Marconato e Chaicig li preferiamo a lungo in panchina, anche se non comprendiamo cosa serve Calabria così mogio e mai pronto a tirare. Comunque la domanda vera che avevamo fatto prima di partire è perché girare intorno alla scelta sul regista: la squadra non è l’immagine di Pozzecco, ma vorrebbe somigliargli, con tutti i problemi relativi, allora meglio affidarsi a lui fino a quando non fa sapere che ha una gamba che non funziona, fino al momento in cui non ce la fa più. Ci rende troppo vulnerabili in difesa? Pazienza.
Pozzecco ieri è entrato in campo quando ormai eravamo un sacco sgonfio, preso a legnate dai russi, con Morgunov, Monya e Khryapa implacabili, ma non dolorosi da subire come gommolo Kirilenko, ancora più magro dopo la sua ricca vita fra i mormoni dello Utah, ma certo più sicuro di se stesso dopo le stagione Nba, come l’Holden diventato russo per decreto imperiale, che aveva fatto disastri contro l’Ucraina, ma che per l’Italia ha preferito un repertorio di cioccolatini senza crema, però fondenti e al peperoncino.
Italia in pezzi, con Basile subito seduto per tenerlo fresco visto che il viaggio europeo potrà continuare soltanto battendo l’Ucraina, pur sapendo che i russi, in passato, ci hanno fatto scherzi da pope, regalando punti a chi poteva metterci fuori gioco. Meglio pensare soltanto a questi ucraini, meglio riflettere un po’ sulla scelta degli uomini da lasciare seduti e quelli da utilizzare. Ieri Bulleri è svanito in due minuti, Soragna non ha visto una finestra aperta, Marconato come Chiacig ha soltanto subìto. Mettere Mordente prima di Pozzecco poteva avere un senso se a Recalcati serviva la prova definitiva che senza il suo Poz delle meraviglie gli altri preferiscono il grigio, ma di sicuro non ha fatto bene né al ragazzo di Teramo, né ad una squadra che dopo 6 minuti era già alle corde (7-18), che alla fine dei primi 10 minuti remava a -20 punti e a metà gara a -32. Casa Russia sembrava il castello incantato perché mancavamo canestri facili, tiri a visuale libera e questo è andato avanti fino alla fine. Come difesa l’Italia parlava più per accusarsi o scusarsi che per aiutarsi, andando sotto nei cambi perché eravamo un piccolo esercito di Policarpo de Tappetti con un cappotto sdrucito addosso. Venti per cento al tiro quando contava, 4 su 23 da 3 punti, subendo a rimbalzo, regalando anche con spocchia con passaggi dietro la schiena.


Oggi c’è l’Ucraina di Medvedenko e non sarà dolce come nei giorni delle amichevoli, ma quelli erano i tempi del vino e delle rose, adesso è cicuta, come urlava un vecchio allenatore milanese quando vedeva i suoi allievi distratti dai nani e dalle ballerine.

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