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Filippine, scaduto l'ultimatum: "Ancora vivi gli ostaggi stranieri"

Scaduto l'ultimatum dei ribelli, Abu Sayyaf ha spostato di tre ore il termine. In pericolo le vite dei tre rapiti: una filippina, uno svizzero e l'italiano Eugenio Vagni

Filippine, scaduto l'ultimatum:  
"Ancora vivi gli ostaggi stranieri"

Manila - È scaduto l’ultimatum, ma nell’isola di Jolo si riapre forse un labile spiraglio nei negoziati con i rapitori dei tre volontari della Croce Rossa, tra i quali l’italiano Eugenio Vanni. Tre deputati locali sono infatti intervenuti nelle negoziazioni per il loro rilascio. E hanno iniziato a rincorrersi le notizie su uno slittamento della minaccia di decapitare uno degli ostaggi se le truppe non si fossero ritirate dalla zona. Secondo alcuni quotidiani locali infatti l’ultimatum sarebbe slittato di un’ora (le 9 italiane, le 15 locali), secondo altri di tre. Da allora tutto tace. E anche il ministro degli esteri Franco Frattini, rispondendo all’Aja, ad una domanda dei giornalisti, ha assicurato che "per il momento non ci sono novità".

"Gli ostaggi stanno bene" I tre operatori della Croce Rossa Internazionale rapiti nel sud delle Filippine sono ancora vivi. Lo ha affermato il governatore della provincia di Jolo, Abdusakur Tan, poche ore dopo la scadenza dell’ultimatum dei terroristi di Abu Sayyaf che minacciavano di decapitare un ostaggio se l’esercito non si fosse ritirato da gran parte dell’isola. "In base alle nostre informazioni sul terreno, non gli è stato fatto del male" ha riferito Tan.

Si lotta contro il tempo Il braccio di ferro tra l’esercito locale e i sequestratori legati al gruppo islamico Abu Sayyaf, è proseguito stamane allo scadere dell’ultimatum. L’esercito ha infatti dichiarato lo stato di emergenza sull’isola di Jolo, dopo aver rivolto un ultimo appello ai rapitori, chiedendogli di tornare sui loro passi. Appelli in extremis sono arrivati anche da uno degli ostaggi, la filippina Jean Mary Lacaba, imprigionata assieme a Vagni e allo svizzero Andreas Notter. "Per favore ritirate le truppe - ha detto - abbiamo la speranza che uno di noi possa essere liberato. Ma il tempo passa. Sono passati otto giorni da quando è stato fissato l’ultimatum, ma fino ad ora non è accaduto nulla. Possiamo ancora sperare?". Un accorato appello è arrivato stamane anche dal responsabile della Croce Rossa locale, Richard Gordon, che, in un video diffuso dalla Tv locale, visibilmente commosso, ha parlato dei tre volontari, ricordando il loro lavoro per procurare acqua potabile e cibo a chi ne aveva bisogno e curare gli ammalati e la loro attività nelle carceri. "Non hanno fatto nulla di male, hanno aiutato molte persone nella vostra zona - ha detto rivolgendosi ai rapitori - per questo è necessario liberarli". Ieri un appello per la liberazione di Vagni, Lacaba e Notter è stato lanciato dal pontefice Benedetto XVI.

Stato d'emergenza Le autorità delle Filippine hanno dichiarato lo stato di emergenza sull’isola di Jolo dopo aver rivolto un appello dell’ultimo minuto ai rapitori dei tre volontari della Croce Rossa. L’ultimatum lanciato dai rapitori ieri è stato ribadito oggi attraverso un sms che secondo l’emittente televisiva filippina Gmanews.tv è stato inviato dal capo, Abu Ali, all’agenzia Ap. "La decisione del gruppo è di decapitare uno dei tre ostaggi se non ci sarà il ritiro delle truppe" avrebbe scritto il capo dei ribelli nel messaggio precisando che "non ci sarà un’estensione della scadenza dei termini per il ritiro e non ci sarà liberazione degli ostaggi senza ritiro".

Ritiro impossibile Il governo di Manila continua a ripetere che "è materialmente impossibile soddisfare la richiesta dei rapitori". Tutte le forze di sicurezza sull’isola sono state messe in allerta. Il governatore della provincia di Sulu, Abdusakur Tan, ha rivolto oggi un ultimo appello ai rapitori chiedendo di riconsiderare l’ipotesi di uccidere uno degli ostaggi. I tre operatori della Croce Rossa, il toscano Eugenio Vagni (62 anni, di Montevarchi), la filippina Jean Mary Lacaba (37 anni) e lo svizzero Andreas Notter (39), sono stati rapiti il 15 gennaio scorso nell’isola di Jolo, all’uscita da un edificio carcerario dove si erano recati per un sopraluogo nell’ambito di un progetto di ristrutturazione della rete idrica.

L'appello di Napolitano "Siano liberati senza condizioni". È l’appello che lancia il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che si è detto "profondamente preoccupato per la sorte degli ostaggi sequestrati nell’isola di Jolo". Così il capo dello Stato ha fatto appello affinché "considerazioni di carattere umanitario prevalgano sulle ragioni dell’odio e dell’intolleranza". "Ogni atto di ingiustificata violenza ai danni degli operatori di pace della Croce Rossa, tra cui l’italiano Eugenio Vagni - si legge nella nota del Colle - impegnati a prestare assistenza alla popolazione filippina, sarebbe condannato con forza dalla Comunità Internazionale".

Il capo dello Stato ha, infine, sollecitato la liberazione "senza condizioni per concludere pacificamente una vicenda che tiene in ansia le famiglie dei sequestrati e l’opinione pubblica italiana e internazionale".

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