Filologia, sì grazie Rinnovamento in «casa Calasso»

P rima il testo nudo. Ora la cura filologica con apparati discreti, in fondo al volume, ma caratterizzanti. Come testimoniano le recenti edizioni di Curzio Malaparte, Carlo Dossi e quelle annunciate di Carlo Emilio Gadda (fondate sull’Archivio Liberati in fase di schedatura).
Al di là della disputa di cui racconta l’articolo di Tommy Cappellini in questa pagina, resta la sensazione di un parziale cambiamento di rotta di Adelphi. Che a tratti sembra rivendicare l’eredità di una grande (anche se minuscola) casa editrice: la Ricciardi, specie quella di Raffaele Mattioli, presso la quale uscì la collana Letteratura italiana. Storia e Testi curata dai pesi massimi della filologia romanza e italiana, da Contini a Segre passando per Isella. Pesi massimi che arricchirono poi le collane di saggistica. Inutile elencare autori e opere, basta ricordare che con quel marchio uscirono quasi sempre libri indispensabili per la comprensione della nostra letteratura. Un patrimonio di erudizione (e di concretezza) richiamato da Adelphi a vario titolo: le Note azzurre di Dossi (a cura di Dante Isella) erano in origine un volume ricciardiano. E nel comunicato in cui si rendeva noto l’accordo su Carlo Emilio Gadda era citato espressamente Contini.

Un patrimonio spesso dimenticato dalla critica, che allo studio di manoscritti preferisce le chiacchiere. E per questo viene regolarmente scavalcata nelle sue funzioni di scoperta e riscoperta e approfondimento dagli editori più avveduti. Come Adelphi.

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