Il filosofo recidivo e il caso dell’articolo cancellato dal web

Il titolo del libro, uscito nel 1997, è Nell’Immaginario cromatico. L’autrice Alida Cresti, l’editore la piccola Medical Books di Palermo. Non si tratta certo di un best seller, piuttosto di un testo per specialisti, per psicologi.
Eppure il tema del colore e dell’immaginazione è affascinate. Insomma uno di quelli che si possono riutilizzare anche per degli articoli dotti da quotidiano. È così che il testo sarebbe diventato vittima di un altro episodio di copia e incolla a firma Umberto Galimberti. Uno «scippo» precedente a quello che ha visto coinvolta Giulia Sissa. Un caso gia finito di fronte al tribunale civile di Roma, sezione specializzata in materia di proprietà industriale ed intellettuale. Riemerge, però, soltanto adesso, dopo il clamore suscitato dallo scoop del Giornale. Un caso che vanta già un’ordinanza emessa in data 30/5/2006 che, relativamente al raffronto tra Nell’Immaginario cromatico e un articolo di Umberto Galimberti intitolato La stinta metropoli che spegne le emozioni (pubblicato su Repubblica il 15 gennaio 2006 e poi apparso anche sul sito del quotidiano), recita così (pag. 3 riga 18): «Nella fattispecie, dal raffronto dei due testi ed in particolare delle pagine dalla 17 alla 23 del volume della ricorrente (Alida Cresti, ndr) emerge chiaramente che il Galimberti nel proprio articolo ha riprodotto e riportato pedissequamente interi brani del libro della Cresti, a volte invertendo semplicemente l’ordine delle parole, appropriandosi così di fronte al pubblico di espressioni narrative e concetti, frutto dell’attività creativa dell’autrice, in lesione del diritto morale di paternità dell’opera oltreché economico di distribuzione e pubblicazione della medesima».
L’ordinanza vieta a Galimberti e al gruppo editoriale l’Espresso ogni nuovo utilizzo dell’articolo anche in via telematica. Il Collegio, come spiegatoci dall’avvocato Luca Saldarelli, ha poi respinto a pochi mesi di distanza un reclamo dello stesso Gruppo l’Espresso che cercava di invalidarla (il 19/07/2006), confermando il provvedimento del giudice monocratico.
La controversia ha comunque lasciato molto amareggiata Alida Cresti, una signora che vive tra Prato e Firenze ed è psicologa e pittrice, ha ruoli di spicco sia nell’Istituto di psicoterapia analitica di Firenze, sia nell’Associazione fiorentina di psicoanalisi interpersonale. Con il suo avvocato sta ancora valutando se accontentarsi del riconoscimento del danno subito o procedere ad una richiesta di risarcimento. Al telefono fa il sunto di una vicenda (con voce che resta dolce e pacata), a cui lei stessa non voleva credere. «Nel 1997 ho pubblicato Nell’Immaginario cromatico e ne ho spedito una copia anche ad Umberto Galimberti. Mi sarebbe piaciuto lo recensisse. La recensione non c’è stata ma pazienza. I libri possono anche non piacere... poi, le dico anche la data esatta, il 15 gennaio del 2006 compro Repubblica, la compravo sempre, e nelle pagine della domenica trovo un articolone di Galimberti che si intitola: La stinta metropoli che spegne le emozioni. Penso: bello, sono proprio i temi che mi piacciono... L’ho staccato e me lo sono messo da parte. Quando però l’ho letto mi è salito il sangue alla testa. Ho subito riconosciuto alcuni passi del mio libro. Una specie di taglia e incolla delle pagine dalla 17 alla 23. Sul momento non volevo crederci, sono persino andata a prendere il volume per controllare... Poi mi sono resa conto che non c’era dubbio».
A quel punto la professoressa era troppo arrabbiata per contattare direttamente Repubblica o Galimberti e si è rivolta immediatamente al tribunale, soprattutto per una questione di principio: «Scrivere libri costa fatica, io volevo soprattutto che la questione diventasse pubblica. Di fronte a una scopiazzatura del genere mi è subito venuto in mente che non potesse trattarsi di un fatto isolato. Non sono rimasta affatto stupita quando la situazione si è ripresentata negli stessi termini per Giulia Sissa...». Proprio il ripetersi dei fatti potrebbe far riflettere Alida Cresti sull’eventualità di altre azioni legali.

«Se ne occupa il mio avvocato» dice, «per me conta il principio». E poi scherzando: «L’importante è che si sia resa pubblica l’abitudine ai “prestiti” di Galimberti. È un signore che si fa “prestare” davvero troppe cose...».

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