Ancona - La Guardia di Finanza di Ancona ha sequestrato 401 agenzie del circuito "money transfer" per il trasferimento del denaro all'estero, nell'ambito di un'inchiesta della direzione distrettuale antimafia anconetana. Lo ha riferito oggi un portavoce del comando provinciale della Guardia di Finanza di Ancona. Le agenzie poste sotto sequestro, utilizzate prevalentemente da immigrati per spedire soldi nei paesi d'origine, sono sparse in tutt'Italia e i finanzieri hanno accertato che, complessivamente, hanno effettuato oltre 280.000 transazioni irregolari per un importo totale di 88 milioni di euro. Secondo le Fiamme Gialle, sarebbero stati più di mille gli agenti impegnati nell'operazione, che è partita nel 2004 in collaborazione con il nucleo speciale di polizia valutaria di Roma, con l'obiettivo di verificare se le agenzie sospette rispettassero le leggi bancarie sui flussi di denaro.
Terrorismo "Tre soggetti inseriti nella black list perché sospettati di appartenere ad organizzazioni terroristiche hanno spedito soldi all'estero attraverso alcune delle subagenzie abusive scoperte dalla Guardia di Finanza". È il procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, a rivelarlo nel corso della conferenza stampa di presentazione dell'operazione che ha portato alla scoperta di centinaia di operatori abusivi di money transfer. "Non sappiamo a che titolo i tre siano stati inseriti nella lista - premette il procuratore - e va detto che si tratta di somme di non rilevante entità, ma il problema è che potrebbe trattarsi della parcellizzazione di un'operazione più grossa in operazioni minori. Su questi nomi sono in corso gli approfondimenti previsti dalla normativa antiriciclaggio: certo, il rischio che il sistema del money transfer possa servire a finanziare attività terroristiche è concreto, stante la possibilità di nascondere la propria identità magari ricorrendo a dei prestanome, in qualche caso inconsapevoli".
Anche Mohamed Atta usò il money transfer Mohammed Atta, uno degli attentatori suicidi che l'11 settembre 2001 si schiantò con un aereo dirottato contro una delle due Torri Gemelli a New York, due giorni prima, il 9 settembre, restituì il denaro non usato durante la preparazione dell'attacco terroristico utilizzando il circuito del money transfer perchè considerato un sistema sicuro. Atta inviò una somma parì 2.860 dollari a Dubai a un intestatario che risponde al nome Mustafa Ahmed.
Associazione "phone center": money center nella legalità “Giusto essere molto severi. Il settore ha bisogno di legalità e grande trasparenza”: con soddisfazione Eugenio Paschetta, presidente di Assiphoc – l’Associazione dei phone center aderente all’Unione del Commercio di Milano – commenta l’operazione della Guardia di Finanza sulle agenzie di “money transfer” condotta nell’ambito di un’inchiesta della Procura antimafia. L’Associazione dei phone center – sono circa 40 mila in Italia – è in questi giorni fortemente impegnata per ottenere la modifica della nuova legge regionale lombarda che regolamenta il settore. Una legge pesantemente restrittiva che, fra l’altro, vieta nei phone center l’attività di money transfer. “Un’attività – rileva Paschetta – dove già esiste un’attenta e rigorosa normativa a livello nazionale e che invece deve continuare ad essere svolta nei phone center perché è complementare e funzionale alle necessità degli utenti che si rivolgono alle nostre strutture. Ma con precise regole”.
“Per il money transfer – afferma Paschetta - noi siamo favorevoli a norme ancora più esigenti prevedendo, da parte dei phone center, la possibilità di poter svolgere quest’attività solo ed esclusivamente in presenza di un’autorizzazione dell’Ufficio italiano cambi e con soggetti ugualmente autorizzati. In caso contrario, oltre alle previste attuali sanzioni, bisognerebbe prevedere l’immediata revoca della licenza”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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