La fine dei privilegi tra Parentopoli e case d’oro

Storie di ordinario privilegio milanese, tra inquilini del Comune a prezzi stracciati e lavoratori assunti dalla Scala che possono vantare nel curriculum un genitore o un parente tra i sindacalisti della Cgil.
Negozi di grandi firme e super manager tra gli inquilini d’oro del Comune, i fortunati degli affitti stracciati in centro, con appartamenti in Galleria Vittorio Emanuele, Piazza Duomo, piazza Castello, piazzale Cadorna ma non solo. Tra i nomi di spicco quello del segretario generale del Comune, Giuseppe Mele, che abita in un appartamento di via della Guastalla: cento metri quadrati a meno di quindicimila euro l’anno. Affitti a prezzi da saldo anche per i Comunisti italiani, ma anche per cittadini dal nome non particolarmente noto ma che risultano essere molto fortunati: c’è chi spende 3688 euro l’anno per settantasette metri quadrati in via Dogana, praticamente dietro il Duomo. Il ballerino Milton, che paga 440 euro al mese per una casa in galleria, assicura di essere stato sorteggiato e si lamenta: «Faccio sei piani di scale a piedi».
Nessuna obiezione alla Scala dopo la denuncia della parentopoli dei sindacalisti del teatro.

Silenzio dalla Cgil dopo la denuncia che ha portato all’assunzione nel teatro lirico di numerosi figli di esponenti del sindacato. Nessuno alla Scala vuole gettare benzina sul fuoco in una situazione già accesa e a continuo rischio di agitazioni e scioperi. Tutti concordano sul fatto che l’obbiettivo è tutelare il teatro.

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