Gianni Pennacchi
nostro inviato a Parigi
«Ei Pier, quante suore porti alle primarie?» lo ha salutato di buon mattino al telefono. E laltro, anchegli ridendo: «Ma va là...». Sì, è stato un buon giorno, quello di ieri, per Gianfranco Fini e Pier Ferdinando Casini. Il giorno della quiete dopo la tempesta, con la serena consapevolezza che la strada è ancora lunga e irta dostacoli, certo, ma il peggio è passato; e in ogni caso allemergenza è stata data la risposta migliore tra le tante possibili. È nel salottino dellAirbus che lo sta conducendo a Parigi, il ministro degli Esteri e leader di An. Nel pomeriggio (di ieri, ovviamente) deve prendere la parola, prima di Giscard dEstaing, ad un convegno sui destini dellEuropa organizzato da Nicholas Sarkozy, astro nascente del centrodestra doltralpe, suo amico ed omologo politico. Parla e si confida con gli amici e collaboratori, Fini, mentre il servizio dellAeronautica serve unottima mozzarella di bufala con prosciutto. Tra poco si alzerà Andrea Ronchi, portavoce del partito, per andar dai giornalisti ospitati in fondo allaereo e annunciare «ufficialmente» che sì, alle primarie del centrodestra «Fini si candida». Il «quando, come e dove» si terranno, i leaders della Cdl «lo decideranno collegialmente nei primissimi giorni della settimana entrante». Però, ora che il centrodestra è uscito «alla grande» dalla crisi, con «scorno e delusione» del centrosinistra, stop ai millantatori e a chi vorrebbe monopolizzarne il merito, il pur mite Ronchi gonfia il petto e scandisce: «Il regista è stato uno solo: Fini».
Lui invece, mentre appena sfiora la mozzarella, sorride senza pavoneggiarsi. Anzi. A quanti lo ascoltano attentamente intorno al grande tavolo, spiega che il giorno prima «ognuno ha fatto la sua parte, al meglio». E «ognuno» vuol dire tutti, Marco Follini con quel suo «bel discorso» alla Camera, Casini ovviamente, Silvio Berlusconi e pure Umberto Bossi che sè fidato del premier. Per quel che lo riguarda, «è ovvio che dovessi essere io a proporre Tremonti». È rilassato finalmente, e lo scambio telefonico con Casini rivela che anche il presidente della Camera è soddisfatto. Se cè competizione tra i due? Certo, è ovvio, ma senza alcuna ombra di malanimo. «Siamo amici, davvero amici». Però, pur con amicizia e distacco, sulle primarie non ci sono dubbi: «Tra lui e me, vinco io. Avere un partito strutturato alle spalle come An, conta». Poi ride divertito: «Le parrocchie non votano, i militanti sì».
Ma non si poteva avere prima, questa svolta delle primarie?, ha sussurrato un commensale. Ci voleva il tornado Siniscalco? E Fini: «Certo, se lo avessimo fatto tre mesi, sarebbe stato meglio. Ma sai come è fatto luomo: finché non sente la pistola puntata al collo, non cede. Ieri (giovedì) si è reso conto che non cera altro da fare, e finalmente sè deciso». Perché Fini, quando ormai a sera il sereno stava tornando, parlava ancora di «iter» e non esplicitamente di primarie? E Berlusconi le accetterà davvero, mentre ancora il giorno dopo parla sì di primarie, ma «tra gli eletti» della Cdl? «Be, lui cercherà di fare resistenza alle primarie, le ha accettate solo per necessità. Teme che se non si risolvono in un plebiscito per lui, con un distacco travolgente su ogni altro concorrente, si appanna limmagine e si indeboliscono le capacità di vittoria».
Ma non cè dubbio che le primarie shanno da fare, e non soltanto perché Casini le voleva e Fini è sicuro di superare almeno lui. Le voci attorno al tavolo di Fini si accavallano eccitate. «Ma certo che vanno fatte, e devono essere primarie serie, almeno quanto, anzi più di quelle del centrosinistra». «Adesso finalmente si gioca, non abbiamo più catene. Ma chi lha detto che hanno la vittoria in tasca? Sanno anche loro, che in realtà il 51% dellelettorato è ancora indeciso». Così, quando il pasto volge al termine e la Ribolla gialla agli sgoccioli, è un gasatissimo Ronchi quello che va dagli altri giornalisti per riferire il resto pubblicamente.
Certo, conferma, alle primarie Fini correrà. Se è stato lui, il deus ex machina dellaltro ieri? Ancor più certo, «è da agosto che cercava la sintesi tra le varie esigenze della coalizione. La Cdl non è una caserma, e la mediazione di Fini sulla leadership è stata fondamentale. Per la prima volta finalmente, Berlusconi ha preso atto che non si rifiuta il suo primato, ma se ne può parlare. Il leader della Cdl ha saputo recepire le istanze degli alleati». Tremonti? «Lidea è stata di Gianfranco, che fino allultimo ha cercato di far rientrare le dimissioni di Siniscalco. Quando sè reso conto che non cera niente da fare, ha detto agli alleati che ci voleva una soluzione forte e politica, ed ha proposto subito il nome di Tremonti». Ancora: «Avete visto la delusione della sinistra, mentre Follini parlava in aula? Anche Marco, è stato grande».
Alle primarie dunque, vere e serie. «Sono loccasione per rilanciare il centrodestra», assicura Fini.
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