nostro inviato a Taormina
Nello Musumeci potrebbe essere il nuovo sottosegretario di Stato del governo Berlusconi. Ma di Berlusconi Musumeci è soprattutto il rimpianto: «Se Berlusconi si fosse alleato con Alleanza Siciliana, avrebbe vinto le elezioni del 2006», racconta l’ex presidente della Provincia di Catania, amatissimo padrone di casa della festa della Destra a Taormina. Fu Fini a non volere Musumeci nel 2006. E ora che tutto è cambiato, l’ex missino che nel ’98 fu riconfermato alla Provincia con cifre bulgare, vittima in passato di un attentato di mafia sventato, amico di Enzo Bianco, racconta la sua storia al contrario. Una vita «in salita» (parola che ama), poi da esule di An, e che ora arriva a un inaspettato traguardo.
Allora, Musumeci, quando firmerà davanti al presidente della Repubblica?
«Non sono convinto di essere io il predestinato. Per me l’importante è che per La Destra ci sia un posto di sottosegretario».
La Destra senza Fini.
«Andremo al governo per rappresentare quel valore aggiunto che è legato a una destra che non deve limitarsi a predicare, noi vogliamo essere una destra che pratica. Se verremo messi alla prova dimostreremo idee, esperienze, entusiasmo».
Lei fu messo da parte proprio da Fini. Considera quello che le sta avvenendo un riscatto?
«È bello quando si assumono ruoli importanti senza partecipare al mercato delle coscienze».
Che rapporto ha avuto in questi anni con Berlusconi?
«Quando fui rieletto alla provincia di Catania per il secondo mandato nel ’98 mi chiamò per congratularsi».
Con che percentuale fu rieletto?
«Lambimmo il 70 per cento. Poi, nel 2005, durante il mio intervento al palasport di Catania, Berlusconi si sarebbe rivolto a uno dei due parlamentari che erano seduti accanto a lui dicendo: “ma dove me lo avevate nascosto?”».
È vero che lei non è mai stato indagato in due mandati da presidente della provincia di Catania?
«C’è un episodio che mi commosse: quando il comandante provinciale dei carabinieri venne a congedarsi mi spiegò che aveva un regalo per me. Non aveva niente in mano. Mi disse: “lei è l’unico politico su cui non abbiamo mai trovato niente”.
Lei ebbe anche la scorta per molti anni, come mai?
«Per sette anni, dal ’96. Un giorno il questore si presentò nel mio studio dicendomi che durante la notte i servizi segreti avevano intercettato un attentato dinamitardo contro di me. Avrebbero fatto saltare la mia auto di servizio appena uscito da casa».
Perché la mafia voleva ucciderla?
«Avevo creato una fondazione antiusura, mi ero costituito parte civile contro le cosche. Avevo poi revocato una delibera su un’opera pubblica da 53 miliardi in odore di mafia».
E' vero che lei alle europee ebbe più voti di Fini? Centodiciassettemila?
«Fu Pinuccio Tatarella a volermi candidare al Parlamento europeo nel ’94. Sì, è vero, ebbi quei voti».
Come mai litigò con Fini?
«Io con Fini avevo rapporti politici, è difficile avere rapporti umani con lui. Gli chiesi solo una cosa: che il segretario regionale fosse eletto dalla base, non vedevo perché fosse Fini a voler nominare i suoi proconsoli nelle regioni. Prima mi disse di sì, ma poi non mantenne la parola data. Così fondai Alleanza siciliana».
Davvero Berlusconi ha il cruccio dell’alleanza mancata in Sicilia del 2006?
«Me lo disse anche a palazzo Grazioli, una volta che pranzai con lui: Musumeci, siediti di fronte a me perché se non avessi ascoltato
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