Fabrizio de Feo
da Roma
È un tavolo di poker dove si gioca a carte coperte, la vigilia dellAssemblea nazionale di An. Un incrocio di strategie ma anche di incertezze, tentazioni e timori in cui dal cilindro delle trattative fatica a spuntare il colpo di scena, la «mediazione salomonica» che possa ricomporre i cocci post-referendari e consentire a Gianfranco Fini di condurre il partito unito alle elezioni del 2006.
Il presidente di An ieri ha lavorato a lungo sulla relazione che sottoporrà allassemblea dellErgife. La sua strategia resta invariata: niente accordi sottobanco prima di sabato. Per questo Fini continua a non avere alcun contatto con i «colonnelli» del partito. Un silenzio rigorosissimo che serve a rimarcare con chiarezza che il leader non deve scendere a patti con nessuno ma solo limitarsi a dettare la propria linea attraverso la relazione politica. Sarà poi lassemblea a esprimersi sul nuovo corso post-referendario con il voto fissato per domenica, dopo gli interventi degli iscritti a parlare e la replica finale di Fini.
I nodi da sciogliere restano ancora molti. Fini non sembra disposto a fare marcia indietro sulla modernizzazione del partito. Certo ci sarà un richiamo forte ai valori di Fiuggi ma senza abiure o «auto-sconfessioni». Linea dura anche sul restyling dellorganizzazione interna. Fini resta intenzionato a consegnare le chiavi del partito ad Altero Matteoli (con Adolfo Urso - che ha manifestato a Fini la disponibilità a lasciare il suo incarico ministeriale - come possibile carta di riserva). Il ruolo assegnato a Matteoli, però, potrebbe avere carattere organizzativo più che politico. Una deminutio che consentirebbe al titolare dellAmbiente di conservare la sua poltrona al ministero senza innescare un nuovo valzer di nomine.
Come reagiranno a quel punto i «colonnelli»? Tutta la giornata di ieri è stata segnata da una girandola di incontri tra i vari leader di corrente. A pranzo, ad esempio, si sono visti Ignazio La Russa, Maurizio Gasparri, Gianni Alemanno e Francesco Storace che hanno confrontato i loro documenti constatando che esistono moltissimi punti di incontro sul richiamo ai valori fondativi e sul rilancio di una piattaforma programmatica «di destra». La discussione si è poi spostata sulla scaletta degli interventi, ovvero su chi per primo dovrà intervenire dopo Fini per indirizzare la platea in un senso o nellaltro dettando il tono del dibattito (Destra Sociale ha già programmato alcuni interventi di attacco al leader). La sensazione è che tra i capicorrente stia maturando un «patto di non belligeranza» per tenere duro sul principio dellincompatibilità tra cariche di governo e di partito e sulla richiesta di convocazione mensile degli organi statutari del partito. Una linea di «resistenza morbida» illustrata direttamente al «finiano» Matteoli che si è incontrato prima con Alemanno, poi con Gasparri e La Russa.
Quel che è certo è che nessuno vuole davvero far esplodere la mina del voto contro Fini a meno di un anno dalle elezioni. Ma è altrettanto vero che chi ha alzato la voce non può voltare la pagina referendaria fingendo che non vi siano scorie polemiche da smaltire. Per questo si analizzano diverse possibilità dazione come lastensione incrociata di Destra Sociale sul documento di Destra Protagonista e viceversa. Oppure il ritiro del documento firmato da Gasparri e La Russa con lassicurazione da parte dei «tatarelliani» dei numeri sufficienti a non far andare in minoranza Fini. Un pacchetto di voti ristretto, il minimo indispensabile, tale da trasformare il voto in un segnale, in un «invito alla riflessione».
An, Fini pronto a calare la carta Matteoli
Girandola di incontri tra i capi corrente. Allo studio lastensione incrociata dei documenti per lanciare un segnale al vicepremier
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