Roma - La sortita di Pier Ferdinando Casini ha portato scompiglio in Futuro e libertà: da ieri il rischio-isolamento per la neonata formazione finiana è più concreto, soprattutto se dovesse prevalere la linea dei «falchi» antiberlusconiani. Le difficoltà sono testimoniate dal lungo intervallo, circa sei ore, tra la dichiarazione- shock del leader Udc e la risposta del coordinatore Fli, Adolfo Urso. Una replica ancor più democristiana di quella dell’exdc. «La proposta di Casini è seria e fondata e non può essere lasciata cadere nel vuoto perché nel vuoto rischia di cadere l’Italia », ha rilevato Urso aggiungendo che «serve un governo di responsabilità nazionale che ricomponga tutte le forze che si richiamano al popolarismo europeo, Udc compresa». Parole soppesate a una a una con l’avallo del presidente della Camera, Gianfranco Fini (ieri a pranzo con Bocchino), al quale Urso si è riavvicinato in quest’ultimo periodo.
«Se non si vuole fare la fine di Prodi, occorre pensare da subito a un nuovo governo e a un nuovo programma più adeguato alle sfide che il Paese deve affrontare», ha aggiunto sottolineando la necessità che «il Pdl esca dalla torre di Babele e faccia capire se è in condizione di fornire una risposta» perché «le elezioni anticipate sono una fuga dalle responsabilità che lascerebbe l’Italia in balía degli speculatori internazionali». Il timore che Casini possa in qualche modo ritornare all’ovile del Cav prima di Fini & C. è concreto. Solo in questo modo si può leggere l’eliminazione di ogni riferimento al veto nei confronti di Berlusconi in caso di formazione di un nuovo esecutivo.
Insomma, i finiani sembrano aver già messo da parte una pregiudiziale aggiunta come postilla al discorso di Bastia Umbra. Ma non è la sola novità. «È incredibile- ha chiosato Silvano Moffa, esponente dell’ala moderata di Fli - che, da un lato, si pensi solo ad acquisire qualche parlamentare in più per garantirsi la fiducia aritmetica, dall’altro, si vada avanti con “stop and go” in ogni fase in cui si profilano spiragli per una soluzione che faccia superare lo stallo». Un’accusa nemmeno tanto velata ai «falchi» che con i loro continui giochi al rialzo esasperano il clima e ostacolano ogni tentativo di riallacciare il dialogo con la maggioranza. Tentativo che in realtà è stato già esperito dalle «colombe » finiane che nei giorni scorsi hanno incontrato Gianni Letta, Angelino Alfano e Roberto Maroni per capire se sia possibile costruire un ponte tra le due sponde del centrodestra.
Ora che Casini ha giocato d’anticipo, lo scenario cambia e i «fillini» più radicali potrebbero rinfacciare ai colleghi di partito di esser stati troppo dialoganti senza aver ottenuto nulla. «Non è debole chi rinuncia a qualcosa per una buona causa, bisogna avere il coraggio di mostrare senso di responsabilità: le posizioni estreme non aiutano, mentre se c’è la possibilità di allargare la maggioranza dopo le parole di Casini, questo è positivo, soprattutto dopo la presa di distanza dal Pd», replica Moffa secondo cui «i tatticismi esasperati rischiano di spezzare l’esile filo che ancora lega i cittadini alla politica, mentre il Paese attende segnali definitivi di stabilità e di rilancio della azione di governo». Berlusconi, conclude Moffa, «è nelle condizioni di fare questo passo » e «ridare voce alla maggioranza silenziosa del Pdl».
A proposito di silenzi, fa molto rumore quello dei pasdaran come Bocchino e come Granata che ieri hanno rinunciato alle quotidiane dichiarazioni. Gianfranco Fini sta cercando di serrare le fila perché la strada è molto stretta e può trasformarsi da un momento all’altro in un vicolo cieco.
Le aperture dei giorni scorsi al Pd hanno bloccato la «campagna acquisti» nei consigli comunali e in quelli regionali, mentre la frenata dell’ultimo videomessaggio ha indispettito la base antiberlusconiana. Senza contare che le «teste calde» di Fli potrebbero continuare le loro scorribande nelle votazioni, ma questa volta l’arma del ricatto potrebbe rivelarsi una pistola scarica.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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