RomaMentre lassemblea degli azionisti di Finmeccanica approva il bilancio (ricavi per 17,3 miliardi di euro, perdite per 2,3 miliardi) e Orsi «incassa» la fiducia del Tesoro e si tiene le deleghe, sulla holding piove una nuova magagna giudiziaria, con la conferma delliscrizione nel registro degli indagati della procura di Roma di Franco Bonferroni, avvenuta a marzo scorso ed emersa da un documento che la stessa holding ha inviato alla Consob. Una nota in cui si rinvia «ogni eventuale iniziativa allesito delle indagini in corso», e si comunica che lo stesso membro del Cda aveva avvisato il gruppo di essere indagato in una riunione congiunta tra il comitato di controllo interno e il collegio sindacale di Finmeccanica. Riunione nel corso della quale Bonferroni aveva anche spiegato di essere stato sentito, su sua richiesta, dal Pm lo scorso 21 aprile. E di aver sostenuto, nellinterrogatorio e poi al Cda, la propria estraneità ai fatti che gli vengono contestati.
Se il retroscena è di giornata, la notizia dellindagine a carico di Bonferroni, componente del Cda di Finmeccanica, con laccusa di finanziamento illecito ai partiti era già venuta a galla allinizio di aprile. A tirare in ballo lex parlamentare della Dc era stato Lorenzo Cola, già consulente della holding e titolare della Arc Trade. In un interrogatorio in carcere di dicembre 2010, ai Pm romani Giancarlo Capaldo e Paolo Ielo che lo avevano arrestato per riciclaggio, frode fiscale e corruzione aggravata nellindagine sulle false fatturazioni Enav, Cola racconta di tutto, coinvolge anche la Selex di Marina Grossi, moglie dellex ad di Finmeccanica Guarguaglini, e poi parla appunto di una dazione di denaro a Bonferroni, risalente a un paio danni prima.
Cola racconta di aver conosciuto Bonferroni tramite lex responsabile delle pubbliche relazioni di Finmeccanica, Lorenzo Borgogni, nellufficio di questultimo: «Fu il Borgogni - mette a verbale lex consulente - a presentarmi lonorevole Bonferroni, tra laltro membro del Cda Finmeccanica, a cui consegnammo personalmente circa 300mila euro». Bonferroni «per noi del gruppo era espressione dellUdc», spiega ancora Cola, che aggiunge che la consegna del denaro avvenne «agli inizi del 2008, quando portai a Borgogni 300-350mila euro in contanti che mi furono consegnati da Marco Iannilli e che provenivano da sovrafatturazioni di società che lavoravano con Selex, delle quali Iannilli era il commercialista».
Se, come detto allinizio, Bonferroni respinge le accuse, luomo che avrebbe fatto conoscere Bonferroni a Cola, ossia Borgogni, per quellepisodio ha detto ai magistrati che non era a conoscenza del contenuto della busta con i 300mila euro che Cola gli avrebbe chiesto di consegnare allex parlamentare democristiano. Ma lex responsabile delle pubbliche relazioni della holding ha comunque deciso di concordare con i Pm romani un patteggiamento a tre mesi di reclusione.
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