«Fino a poco fa le fatture venivano scontate, ora non più. Ma l’Iva si paga subito»

«La mia azienda ha tecnologie, competenze intellettuali, voglia di fare. Operiamo in un mercato innovativo e ricco di possibilità, il lavoro non ci manca. Abbiamo tutto, ma siamo paralizzati nella crescita perché lo Stato non ci paga. Il capitale umano c’è, ma non può dare frutti». Quest’imprenditore padovano (che chiede di restare anonimo per evitare di complicare i rapporti con la Pubblica amministrazione) guida un’azienda di 22 persone nel settore dell’information technology e ha crediti in sospeso per 200mila euro con enti locali e aziende sanitarie su un fatturato complessivo di 1.500.000 euro. Crediti che non riesce a sbloccare.
«Le banche non scontano né anticipano più le fatture della Pubblica amministrazione - racconta -. Ordini importanti, fatti con enti virtuosi e rispettosi del patto di stabilità, non possono essere valorizzati. Mi rendo conto che nessuno ha la bacchetta magica per riempire le casse vuote dello Stato, ma il pagamento arriverà. Eppure, oggi, le banche non riconoscono alcun valore a questi contratti, come facevano fino a sei mesi fa. I nuovi lavori non sono considerati degni di ottenere anticipazioni».
«Noi resistiamo perché il 70 per cento del nostro fatturato è con privati; non so come facciano quelli che hanno il pubblico come unico cliente. I rapporti con lo Stato sono peggiorati ultimamente, ma non sono mai stati buoni. La vera difficoltà viene dalla stretta bancaria, soprattutto dagli istituti locali, il credito cooperativo e le popolari. Hanno problemi di liquidità. Considerano il rating come la bibbia, l’unico modo per valutare la solvibilità di un cliente. Se l’azienda non riesce a incassare la fattura e rientrare dell'anticipazione ottenuta, la valutazione peggiora, i fidi si riducono e le banche non scontano più nulla».
«Stiamo riducendo i rapporti con la Pubblica amministrazione e questo ci costa grandi sacrifici. Ho appena rinunciato a fornire a un’azienda sanitaria un applicativo per migliorare la gestione dei contratti: un’Asl ha decine di migliaia di contratti ogni anno e il nostro software avrebbe consentito di risparmiare il lavoro di 3 persone su 7. Mi hanno detto subito che avrebbero pagato dopo un anno, ma io non posso aspettare tutto questo tempo. E siamo nel Veneto, una regione ben amministrata e dove c’è una delle migliori sanità d’Italia».
Ci si salva con i clienti privati: «Saldano spesso a 60 giorni, quasi mai oltre i 90». E con l’estero? «Se chiediamo dilazioni si mettono a ridere. In Olanda i termini tassativi sono 15 giorni. In Germania e Gran Bretagna dopo 30 giorni partono le lettere di recupero crediti. Se ritardi ti tagliano fuori. Non possiamo ribaltare su di loro i nostri problemi». E dove potete rivalervi? «Questo è il problema. Lo Stato deve aiutarci. Quello stesso Stato insolvente ma che pretende da me il rispetto assoluto di ogni scadenza.

Non chiedo la compensazione dei crediti, ma semplicemente di poter saldare anch’io a 365 giorni. Quando emetto la fattura non sono ancora stato pagato, ma devo versare l’Iva dopo 30 giorni: è una risorsa enorme per lo Stato che incassa subito, mentre a me costa il margine di guadagno».

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