Fiorani, ottavo interrogatorio ma la scarcerazione è lontana

Continuano le verifiche sulle versioni rese ai pm, il no agli arresti domiciliari legato ai troppi misteri

Gianluigi Nuzzi

da Milano

Mentre le Fiamme gialle scavano ancora nei rapporti tra Giovanni Consorte e l’immobiliarista romano Vittorio Casale, a San Vittore tornano i Pm dell’inchiesta Antonveneta. Altro match tra i Pm della procura di Milano, da Francesco Greco a Eugenio Fusco, e l’ex amministratore delegato della Popolare di Lodi, Gianpiero Fiorani. E siamo a quota otto. Dalla procura filtra sempre la stessa indiscrezione: Fiorani ammette quello che già abbiamo scoperto e documentato. Come dire, il giro di boa, atteso e più volte annunciato, ancora non sarebbe avvenuto. Anche se tra i rumors del Palazzo si raccoglie un’altra e più succosa indiscrezione: già un paio di settimane fa gli arresti domiciliari sembravano una realtà ormai prossima. Solo che l’innesto di scenari nuovi, o, meglio, poco esplorati, come il fronte dei finanziamenti ai politici ha di colpo rinviato la scarcerazione. Non sembra che Franco Mucciarelli, il difensore di fiducia, abbia intenzione di chiedere la revoca della misura cautelare. Segno che lo spettro investigativo rimane ancora assai ampio e ci sono capitoli ancora nuovi. Ma fa capolino anche un’altra prospettiva. Secondaria, sì, ma non da scartare. Magari Fiorani ha rilasciato notizie choc nelle prolusioni secretate. Lo snervante adagio del «Fiorani non ci convince» lascia in stallo la stampa, e consente un maggiore margine investigativo.
In questo scenario già complesso si inserisce una donna imprevedibile come Clementina Forleo. È il gip delle indagini. Quella che dice sì o no ad arresti e scarcerazioni. Già due volte ha bacchettato i pubblici ministeri. In estate disse che il sequestro delle azioni Antonveneta erano una misura troppo blanda di fronte a prove così compromettenti. Qualche giorno fa ha smentito la procura su Fabio Massimo Conti, l’uomo del comparto svizzero di Fiorani. Deve rimanere in carcere; Greco & C. invece lo volevano fuori. Su esplicita richiesta di un avvocato misurato, brillante, come Fabrizio Gobbi. Niente da fare. E gli allibratori di Mani pulite, quelli che davano per scontato il sì dei gip alle richieste dei Pm durante Tangentopoli oggi hanno chiuso bottega. Campagna elettorale alle porte, Fiorani porta inevitabilmente a Giovanni Consorte e alla solita domanda che rimbalza tra Roma e Milano: la procura spegnerà il motore, rallenterà in vista delle elezioni? Nessuno lo sa. Nemmeno i pubblici ministeri ci hanno pensato.

L’interrogatorio, il primo, di Ivano Sacchetti, braccio destro di Consorte, segna un ulteriore, ben visibile, giro di vite. E anche l’attuale presa della misura di un non-indagato come Vittorio Casale, offre un’idea certo suggestiva ma efficace di quante altre porte possano aprirsi.
gianluigi.nuzzi@ilgiornale.it

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