La squadra del suo cuore, l'Inter, quest'anno ha macinato record. Lui, per far pendant, ha fatto lo stesso. Rosario Tindaro Fiorello in arte Fiorello, a quarantasette anni suonati compiuti giusto due giorni fa (è nato il 16 maggio), può permettersi di sorridere anche quando non è il copione a prevederlo. Ovunque passi con il suo show Volevo fare il ballerino... e non solo! i palazzetti si riempiono come un uovo, se decide di fare una passeggiata in tv, è come se prendesse al lazo i telecomandi di tutti i telespettatori d'Italia per dirottarli su se stesso. In radio, poi, dove avrebbe potuto perdere qualche fan, magari tra le nonne d'Italia affezionate a quel «bel giovanotto» che vorrebbero tanto avere come nipote, ha fatto il botto: Viva Radio2 è un programma di culto, con picchi di share straordinari e una messe di prodotti collaterali, dai cd ai dvd alle pubblicità, che raccolgono consensi «bulgari». Insomma, questo Re Mida catanese ha raggiunto il «nirvana» del successo: appare dove, come e quando vuole, e se dovesse guardarsi alle spalle per avvistare i giorni in cui sbarcava il lunario come animatore nei villaggi turistici, be, dovrebbe maneggiare un telescopio.
Fiorello, dunque, torna per tre serate a Milano - città che gli ha regalato soddisfazioni importanti sin dai primi passi catodici in Mediaset - con il suo show teatrale la cui cavalcata inesorabile dura, pazzesco a dirsi, da due anni. Due anni di «tutto esaurito», ottocentomila spettatori fatti accomodare in poltrona (di cui 130.000 nella sola Roma: la capitale lo ha richiamato all'ombra del Colosseo la bellezza di 16 volte) e un consenso unanime sul suo show fatto su misura per catturare la gente: un'orchestra di 14 elementi (diretta dal maestro Enrico Cremonesi) segue Fiorello passo passo, una scenografia ipertecnologica e ricca di elementi audiovisivi (studiata dal fido Giampiero Solari) gli fa da «spalla», il suo infallibile istinto alla comicità fa il resto. Qualche anno fa nelle interviste lo showman siculo si lasciava scappare modeste riflessioni come questa: «So cantare ma non sono Frank Sinatra, so ballare ma non sono Fred Astaire, so recitare ma non sono Robert De Niro, so presentare ma non sono Baudo». Sarà anche così, ma tutto quello che sa fare, messo insieme, lo ha reso l'animale da palcoscenico che, in tre ore di show, prende per mano il pubblico e lo conduce nei meandri di questo nostro Paese, da osservare nel suo stile: con occhi ironici e ottimisti, imitando voci, personaggi illustri (come l'amico Mike Bongiorno, il calciatore Antonio Cassano, lo scrittore conterraneo Andrea Camilleri e l'immaginario Avvocato Messina), tic di un popolo fatto su misura per diventare copione di uno spettacolo. Cesare Musatti, il fondatore della psicanalisi italiana, diceva che «la psicanalisi è quell'invenzione fatta dagli ebrei per convincere gli anglosassoni a vivere come gli italiani».
Volevo fare il ballerino e non solo...
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