Fli muore in Senato, alla Camera è in fin di vita

Chiusi ufficialmente i battenti a palazzo Madama, i finiani vacillano anche a Montecitorio: in 17 potrebbero lasciare, sciogliendo il gruppo. Le colombe pronte a passare con i Responsabili

Fli muore in Senato, alla Camera è in fin di vita

Roma - Lo sgretolamento di Futuro e Libertà da oggi è ufficiale: il gruppo in Senato si scioglie definitivamente, Fli sparisce da tutti i documenti di palazzo Madama. Ma se questa è cronaca di una morte annunciata, le notizie più sorprendenti (e preoccupanti) per Gianfranco Fini in queste ore stanno arrivando dal suo palazzo, Montecitorio. Alla Camera, dopo gli addii di Roberto Rosso e Luca Barbareschi, i futuristi sono rimasti 29, ma sono ben 17 i possibili fuggitivi, ossia le colombe, i moderati, che potrebbero lasciare il gruppo perché non si sentono rappresentati politicamente dai falchi, capitanati da Italo Bocchino e Fabio Granata, né si riconoscono nella linea politica del partito. È questa un’ipotesi naturalmente estrema, mentre sembra essere più concreta e rapida l’eventualità di un’uscita per tre o quattro deputati. Potrebbero compiere il grande passo addirittura Adolfo Urso e Andrea Ronchi. Se davvero accadesse, i due innescherebbero un terremoto interno che potrebbe trasformare in realtà l’incubo notturno di Fini e Bocchino: lo scioglimento del gruppo anche alla Camera. Sotto i 20 deputati, infatti, la formazione sarebbe cancellata per regolamento. Più si assottiglia il margine da quota 20, soglia di non ritorno, e più la tentazione di scappare potrebbe comunque contagiare gli indecisi.

E se ieri dai falchi è stato tutto un attaccare i «traditori», coloro che se ne sono andati, paragonati da Granata ai «topi che scappano sulla nave che affonda», tra le colombe superstiti di Fli si continua a ragionare su un futuro politico che molto probabilmente potrebbe vedere non tanto un ritorno nel Pdl, quanto l’ingresso nel gruppo misto.

Per alcuni ex fedelissimi di Fini, come l’ex ministro Ronchi e l’ex viceministro Urso, il tradimento assoluto non è contemplato, benché Urso sia offesissimo con il presidente della Camera per la sua mancata nomina a capogruppo e per il suo sostanziale accantonamento. Il rientro nel Pdl è quindi difficile, come anche l’appoggio al gruppo dei responsabili ideato da Saverio Romano e da Silvano Moffa, perché Moffa è per Fini il traditore numero uno, dopo il suo strappo nel giorno cruciale della sfiducia, il 14 dicembre.
Un addio meno traumatico potrebbe essere l’ingresso nel gruppo misto o addirittura un’affiliazione al terzo polo di Udc e rutelliani. C’è anche l’ipotesi di creare un nuovo gruppo, quarta gamba della maggioranza dato che la terza già c’è, ovvero i «Responsabili». Ma per creare una formazione sono pur sempre necessari 20 deputati, e questo sarebbe possibile solo se i 17, o quante che siano le colombe in fuga, fossero affiancati da qualche amico del Pdl o degli stessi Responsabili.

Quello che sta accadendo è comunque che le cosiddette colombe, ossia gli anti-Bocchino, quei finiani che non amano la linea antiberlusconiana accanita, giustizialista e vagamente di sinistra del partito, si sentono sempre più a disagio in Fli e si rendono conto di essere la maggioranza. Cosa accadrebbe se Futuro e Libertà si sciogliesse anche alla Camera? Il ministro per l’Attuazione del programma, Gianfranco Rotondi, la vede come un’ipotesi certa: «Una destra di sinistra fa progettazioni culturali interessanti, ma finisce regolarmente fuori dal Parlamento». A meno che non riceva un «soccorso rosso»: ma tenere in piedi il Fli con innesti dal Pd sarebbe troppo per un gruppo che ancora si propone come forza di destra. E chiedere aiuto all’Udc significherebbe per Fini un asservimento totale e piuttosto imbarazzante a Casini. Ieri è arrivata la smentita ufficiosa dell’entourage di Pippo Scalia, coordinatore dei finiani in Sicilia: non lascia Fli. Ma fonti interne al gruppo dicono che i deputati a rischio addio sono almeno quattro, e Scalia sarebbe compreso nel calcolo, come Giulia Cosenza, che seguirebbe Ronchi.

Oggi comunque Fli si scioglie al Senato. Formalmente rimarranno futuristi in tre: i senatori De Angelis, Germontani e Valditara, che entreranno probabilmente nel gruppo misto.

Gli altri, guidati da Pasquale Viespoli, potrebbero costituire un gruppo nuovo, ma dovranno trovare tre adesioni da altri gruppi perché il numero minimo per una formazione a palazzo Madama è di 10 senatori. Il «fu» Fli al Senato è vissuto poco più di sei mesi.

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