Il Fmi: senza tagli alla spesa deficit italiano 2007 al 4,1%

Gli esperti di Washington: subito riforme strutturali. Alzate le stime sul Pil 2006 (all’1,5%), ma ridotte quelle per il prossimo anno (1,3%)

da Milano

Occorrono riforme, capaci di incidere in modo strutturale sulla spesa pubblica: solo così sarà possibile centrare l’obiettivo di riportare il rapporto tra deficit e Pil sotto il 3%, attenuare la pressione fiscale e rilanciare l’occupazione. Per il risamento dell’Italia, la cui situazione di bilancio «è particolarmente difficile», il Fondo monetario internazionale suggerisce una strada senza scorciatoie, invitando implicitamente il governo a non annacquare i contenuti della Finanziaria soprattutto nella parte relativa alla riformulazione del capitolo pensioni.
Nel capitolo dedicato dall’Economic Outlook al nostro Paese, diffuso ieri, gli esperti di Washington hanno rivisto al rialzo le stime sulla crescita 2006 all’1,5% dall’1,2% del rapporto di aprile, ma hanno al tempo stesso tagliato quelle relative al 2007, anno in cui è prevista un’espansione dell’1,3% rispetto al precedente 1,4%. In fase di Finanziaria il governo si accinge ad alzare la propria previsione 2006 intorno all’1,6% da 1,5%, mentre per il 2007 l’aumento del Pil sarà più contenuto (1,2%) a causa degli effetti restrittivi della manovra. In ogni caso, anche dopo le ultime revisioni apportate, il Fondo rileva che il passo di crescita dell’Italia rimane inferiore a quello degli altri Paesi della euro zona, dove il tasso di sviluppo medio viene collocato al 2,4% quest’anno e al 2% il prossimo.
La parte più spinosa riguarda però l’andamento dei conti pubblici. Il Fmi conferma l’attesa di un deficit al 4% del Pil a fine 2006, anche se esistono margini di miglioramento. A patto che il forte aumento del gettito venga accompagnato da un fermo controllo della spesa pubblica. Per l’anno critico 2007, «a politiche correnti il deficit segnerà solo una lieve variazione, mentre raggiungere la riduzione progetta a 2,8% dipenderà dall’attuazione di riforme di bilancio strutturali sulle aree chiave della spesa pubblica». In caso contrario, le stime indicano un disavanzo attestato al 4,1% del Pil dal 4,3% di aprile.
E sul tema delicato della previdenza, pur riconoscendo che in Italia sono in via di attuazione alcune riforme, sottolinea che «andrà fatto di più», approfittando della fase favorevole del ciclo economico.

L’adozione di misure strutturali è cruciale non solo per contenere il disavanzo, ma anche per creare spazi necessari alla riduzione dell’imposizione fiscale sul lavoro e, quindi, per sostenere l’occupazione. In ogni caso, conclude il rapporto, la ripresa della domanda interna è minacciata proprio dall’incertezza legata al processo di consolidamento del bilancio.

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