Fo già all’attacco del rivale: «Non è un uomo di sinistra»

Il Nobel: «C’è molta differenza tra noi due. Io non accetto compromessi. Ho pronto il mio programma, ma i partiti mi censurano»

Emergenza democratica. Dario Fo è censurato: «Mi hanno cancellato, i partiti non sono democratici» scandisce il Nobel che scende in campo alle primarie ambrosiane. «Mi sono scoperto inesistente, evidentemente tra i giornali milanesi c’è un passaparola contro di me». Accusa «di essere inesistente» rivolta alla stampa, «che non mi mette né nei sondaggi, dove per il centrosinistra compare solo Bruno Ferrante, né nei titoli sulla manifestazione alla Scala contro i tagli della finanziaria nonostante abbia ricevuto un’ovazione lunga cinque minuti».
Non vorrà piangere?
«Evidentemente do fastidio. Io voglio parlare, ascoltare e dare risposte: questo non piace. Motivo per cancellarmi. I partiti non sono democratici. Stavolta è però messa in atto una manovra politica tracotante. Guai a turbare il grandioso trionfo dell’ex prefetto, ha deciso l’Unione».
Non faccia l’eroe. Anche Davide Corritore e Milly Moratti sono scomparsi.
«Già, spariti pure loro, tra apertivi alla pace e risottini televisivi. In una trasmissione, venerdì sera, hanno testato la milanesità di Ferrante elencando gli ingredienti della più classica ricetta meneghina, e lui si è accorto che mancava il midollo. Su quali siano gli ingredienti della democrazia - classica ricetta dell’Atene del V secolo avanti Cristo - avevano le idee un po’ confuse pure gli stessi ateniesi».
Torniamo alla Milano del 2006, quella che secondo Adriano Celentano sarebbe «ben governata da Fo»...
«Ah, sono super-rock. Rinfresco la memoria della gente, dalla palazzina Liberty alle fabbriche occupate, dagli spettacoli nelle Università a tre spettacoli sulla morte “accidentale” di un anarchico sino alle stragi. Sbagliano quelli che, come pare, hanno già deciso che io sono eliminato: io voglio fare il sindaco, non mi sto certo allenando per diventare prefetto».
Be’, c’è una differenza: Ferrante è il candidato dei Ds e della Margherita, mentre lei è targato Rifondazione. O no?
«Ferrante, uomo del centrosinistra? So che c’è molta differenza tra me e l’ex prefetto. Lo intuisco, ho orecchio per capire che siamo distanti dal “che fare”. Io, ad esempio, non accetto compromessi. Ma posso aggiungere un pensiero? Anzi, lo dice mia moglie Franca».
Prego.
(interviene Franca Rame) «Ho visto sindaci fare promesse d’ogni genere in campagna elettorale. Promesse che non hanno poi mantenuto. E che, alla prova dei fatti, hanno fatto comunella con certi salotti. Credo che dobbiamo continuare a indignarci».
Come dire: teme che Ferrante dica cose di sinistra solo per raccattare voti?
(parla Fo) «Vediamo i programmi, leggiamo quali sono le idee e discutiamone.

Noi non siamo avversari ma concorrenti in una città che ha perso moltissimo della democrazia e della civiltà. E io, lo ripeto, corro per essere il sindaco di Milano. Anche se sono censurato dai partiti che non sono democratici».

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