Anche martedì e mercoledì è arrivato in piazza con il suo megafono da passeggio, puntuale come sempre, ogni volta che in città si prospettano disordini. Nell’occasione si trattava dei rifugiati politici scampati dalle guerre civili del Corno d’Africa. Ma questa volta ha esagerato nell’infiammare la piazza così Fabio Zerbini ha rimediato un bel foglio di via dalla Questura. Risiede formalmente a Torino? Bene se ne torni e non rimetta più piede a Milano. Capello e barbetta ormai bianchi, Zerbini è un volto, e un nome, assai noto nella galassia antagonista: di formazione anarchica ora cane sciolto (nessuna organizzazione o centro sociale lo vuole vedere nemmeno dipinto) negli anni si è «specializzato» in stranieri. Non importa la nazionalità. Negli anni scorsi i suoi cavalli di battaglia sono stati via Corelli, davanti al quale si piazzava al primo stormir di foglia e i nomadi. Lo si è visto, bombole di gas alla mano, difendere il fortino di via Adda o, brandendo neonati, Triboniano. L’importante ci sia lo scontro fisico e dove non c’è lo si cerca, lo si coltiva. Come ha fatto nei due giorni trascorsi dai 100 africani in cerca di un tetto. Insufflando risposte negative a ogni proposta di sistemazione, suggerendo resistenza a oltranza nella speranza ci scappasse qualche bella carica.
Sulla quale spargere, in nome della brutale repressione poliziesca, fiumi di lacrime «antifasciste e antirazziste». L’altra sera la Digos si è presentata nella casa di Lambrate che divide con la fidanzata con l’ordine perentorio: inforchi la sua moto rossa fiammante e se ne torni in fretta a Torino, qui a Milano ha ormai rotto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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