Cultura e Spettacoli

Una folgorante «Vocazione»

Ogni tanto si sente strillare che è stato trovato un «nuovo» Leonardo, Michelangelo o Giotto. E, quasi sempre, si assiste al rimangiarsi delle varie bufale, riconoscendo semplicemente l’opera ritrovata come leonardesca, michelangiolesca, giottesca. Questa volta invece, con Caravaggio, è successo l’opposto. Un dipinto con la Vocazione dei Santi Pietro e Andrea, considerato di un pittore caravaggesco e conservato nei magazzini della Royal Gallery di Hampton Court, si è rivelato invece del maestro stesso. Oggi è esposto insieme ad altre opere del pittore alla Gate-Termini Art Gallery di Roma (Stazione Termini, via Giolitti, sino al 31 gennaio, catalogo Viviani Editore, da dove passerà il 30 marzo 2007 alla Queen's Gallery di Buckingham Palace).
Affermare che fosse di Caravaggio non è stato facile neppure all’occhio acuto di Sir Denis Mahon, il grande storico scomparso nel 2004 che, sotto vernici ingiallite, aveva intuito un capolavoro del grande lombardo. Ci sono voluti i riscontri della tecnica per confermare che si trattava del pittore. Il restauro del dipinto, ricoperto da una densa patina scura, ha messo in luce non solo il colore e i rapporti tonali dell’opera, ma inequivocabili segni che ne confermano l’appartenenza a Caravaggio: incisioni, graffi e pentimenti sulla tela. L’artista infatti non faceva uso di disegni preparatori, ma abbozzava direttamente le immagini sul supporto, su cui segnava col manico del pennello o con il punteruolo alcuni punti di riferimento. A ricordare il modo di lavorare di Caravaggio è lo scrittore d’arte olandese Karel van Mander, che nel 1603 scriveva che Caravaggio non eseguiva «un solo tratto senza farlo direttamente dal modello vivo, copiandolo e dipingendolo» e non si serviva del disegno, tenendo «il vero davanti a sé». È stata però la critica moderna, dagli anni Venti del Novecento in poi, attraverso studi e importanti mostre, a scoprire che sulle tele di Caravaggio, al di sotto del colore, c’erano segni sostitutivi del disegno. Sono gli stessi che sono stati ritrovati, grazie alle indagini radiografiche, sulla tela londinese. La pulitura del dipinto ha fatto riemergere sotto lo strato scuro e i molti ritocchi spesso devianti, l’altissima qualità del dipinto, il bellissimo volto di Cristo, sereno e non corrucciato, la delicata testa di Andrea, fatta di sottili e sensibilissime pennellate, quella di San Pietro tra luce e ombra e il pesce color argento.

Un capolavoro.

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