Cronache

Follie burocratiche, se è più difficile rinnovare una tessera che farla nuova

Alla Stie, azienda che gestisce il trasporto su gomma fra le provincie di Milano e Varese, è più semplice fare un abbonamento annuale che rinnovarlo

Follie burocratiche, se è più difficile rinnovare una tessera che farla nuova

È logico che sia più semplice ottenere un abbonamento nuovo che rinnovarne uno già fatto? È sensato che pur avendo una tessera annuale si debba «produrre» di nuovo tutta la documentazione per averne una mensile? È plausibile che l'abbonamento annuale a un servizio di trasporto pubblico possa essere non solo comprato ma anche rinnovato solo ed esclusivamente presso la direzione operativa dell'azienda che gestisce quel servizio e non presso altre sedi o altri rivenditori? È ammissibile che un quarto di secolo dopo l'entrata in vigore della prima vera legge sull'autocertificazione, del 1990, ancora si richiedano fotocopie eccetera eccetera? No. Ma ovviamente accade. In Italia, nell'avanzata e sviluppata Lombardia. Neolitico Nell'era dell'alta tecnologia informatica, di internet - e delle «card» che possono contenere centinaia e centinaia di dati aggiornabili in tempo reale, delle «app» che permettono di trasmettere informazioni in due o tre secondi da un capo all'altro del pianeta e degli abbonamenti «integrati» per treni e mezzi urbani - in Italia ancora ci sono imprese che operano con modalità dell'età della pietra. Non microattività artigiane sempre tentate dal pagamento in nero e da altre mille violazioni delle leggi e del buon senso. Ma aziende grandi, con decine e decine di dipendenti, che svolgono funzioni di grande rilievo collettivo come il trasporto pubblico. Che dovrebbero essere sensibili alle innovazioni che semplificano la vita dei loro utenti e razionalizzano il lavoro dei loro dipendenti. Che dovrebbero essere controllate e stimolate dalle istituzioni locali che, avendo rinunciato a gestire direttamente quelle funzioni, si sono riservate il ruolo strategico di indirizzo e quello non meno cruciale della valutazione dei risultati.

Una di queste aziende, spiace scriverlo, è la Stie, società al cento per cento privata che, si legge sul suo sito web, «esercita linee, per conto della Regione Lombardia, delegate alla Provincia di Milano e alla Provincia di Varese oltre che i Servizi Urbani di Legnano, Busto Arsizio, Rho, Saronno e Seregno». Con buona pace della lingua italiana, si capisce comunque che non si tratta di una piccola realtà ma di un'azienda che contribuisce in modo significativo alla mobilità pubblica su gomma in un'area densamente popolata e sviluppata che ospita uno dei tre aeroporti intercontinentali italiani e che si trova nella regione più avanzata del Paese. Primo tentativo Sabato scorso presso un'importante sede operativa della Stie (la stazione dei pullman di Gallarate) ho provato a rinnovare l'abbonamento annuale per studenti (per mio figlio che frequenta le superiori) ma mi è stato detto che quella tessera può essere rinnovata solo presso la sede centrale. Ho chiesto allora di acquistare intanto un'abbonamento mensile o settimanale e mi è stato risposto che servivano altre fotografie e altre fotocopie della carta d'identità. Pazzesco. Sono andato quindi alla sede centrale, a San Vittore Olona, sperando ingenuamente che per rinnovare un abbonamento annuale, nel posto giusto, sarebbe stato sufficiente mostrarlo. Al massimo, mi sono detto, dovrò compilare un modulo per autocertificare che le condizioni necessarie per ottenere l'abbonamento fossero, dopo un anno, ancora in essere. Macché. Dopo una lunga attesa, in un piccolissimo ufficio aperto al pubblico con funzioni di «biglietteria e informazioni», fra pareti tappezzate di comunicazioni interne (specchietti con i turni degli autisti, avvisi al personale per le visite mediche obbligatorie, numeri di telefono da chiamare in caso di emergenza...) mi è stato detto che serviva la fotocopia della carta d'identità dell'intestatario dell'abbonamento.

Aperta parentesi Lunga attesa, dicevo, perché ovviamente negli ultimi giorni prima dell'inizio dell'anno scolastico, quando i genitori degli studenti acquistano o rinnovano gli abbonamenti per i loro figli, era attivo uno sportello solo, al di là del quale un impiegato di buona volontà cercava di districarsi fra le variegate richieste delle persone in coda, di aiutare gli utenti più giovani a riempire i moduli e contemporaneamente svolgere il suo lavoro: ritagliare le fotografie, spillarle sulle tessere di cartoncino e incassare il dovuto in contanti o tramite bancomat e carta di credito. Chiusa parentesi All'impiegato che pretendeva la fotocopia ho ricordato che la Stie ce l'aveva già, avendola io consegnata l'anno scorso. «La procedura è questa», mi ha risposto. «Ma le fotocopie le buttate via?», ho chiesto. «Non lo so». «Io però vorrei saperlo». «Non deve prendersela con me, se ha qualche rimostranza può rivolgersi ai miei superiori». «Ha ragione, se li trovo lo farò volentieri». Naturalmente il sabato mattina di dirigenti al lavoro non ne ho trovati e così ho riproposto la domanda a un altro impiegato che mi ha risposto «le fotocopie dei documenti d'identità le trasmettiamo al Comune». La mia replica: «E non ne conservate copia? Non potete "scannerizzarle", salvarle e inviarle per email? E poi ci lamentiamo che sprechiamo carta». Mi guarda come fossi un marziano. Me ne vado ripromettendomi di tornare con tutta la documentazione il lunedì successivo.

Secondo tentativo Cosa che faccio, senza mancare di sollevare la questione con la responsabile delle tessere annuali, che oltretutto si trova in un ufficio diverso da quello dove si comprano i biglietti e gli altri abbonamenti. Anche a questa gentile impiegata chiedo che fine facciano le fotocopie delle carte d'identità dei titolari degli abbonamenti. «Sono conservate nell'archivio della contabilità». Preferisco non indagare sullo stringente nesso logico che dovrebbe tenere insieme le informazioni necessarie a stilare il bilancio aziendale e i dati anagrafici degli utenti. Ma faccio presente l'assurdità della richiesta di un documento che la Stie ha già. Autocertificazione sì e no La signora prova a difendere l'indifendibile: «Siccome l'abbonamento per studenti costa meno degli altri dobbiamo verificare che il titolare sia effettivamente studente». Rispondo che quella è un'informazione contenuta nell'autocertificazione giustamente richiesta di anno in anno. La replica: «Dovrebbe comunque fare un'autocertificazione e quindi la carta si sprecherebbe comunque». Decido di non insistere ma penso: «Basterebbe aggiungere sul modulo dell'autocertificazione scolastica una riga per le eventuali variazioni di residenza, che comunque da quello che ho capito non sono determinanti per la concessione dell'abbonamento». Resta un dato di fatto incontrovertibile: la Stie accetta l'autocertificazione dell'iscrizione a scuola, indispensabile per avere l'abbonamento scontato, ma non quella dei dati anagrafici che ha già e che ai suoi fini sono meno, se non per nulla, rilevanti.

E il Pirellone? Mentre la gentile impiegata toglie la foto di mio figlio dal vecchio abbonamento, cestinato, per spillarla su quello nuovo appena compilato, provo a sdrammatizzare: «Immagino che l'anno prossimo le tessere non saranno più di carta ma magnetiche». Un giovane impiegato che fino a quel momento era rimasto in silenzio sospira: «Sono cinque anni che dovremmo passare alle card ma finora, e chissà per quanto, niente».

Però quando si tratta di sopprimere le corse domenicali e festive la Stie decide in fretta. La Regione Lombardia non ha nulla da dire su una gestione degli abbonamenti diciamo antiquata, su un piano per adottare la tessera elettronica (integrata al sistema regionale già esistente) fermo da anni sulla scrivania di qualche dirigente e su un'applicazione diciamo estrosa delle leggi sull'autocertificazione? E sulle corse cancellate?

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