Fabrizio de Feo
da Roma
Una gestione del partito «furbesca e settaria». Con questo affondo, Marco Follini, in una lettera a Pier Ferdinando Casini, Lorenzo Cesa e Rocco Buttiglione, annuncia come un gesto «doveroso» la sua assenza dal Consiglio nazionale dellUdc fissato per oggi. «Caro Casini, caro Cesa, caro Buttiglione - scrive lex segretario, dimissionario il 15 ottobre scorso, nella lettera - sul partito è calato in questi giorni un silenzio politico imbarazzante e una minacciosa loquacità organizzatoria». «Limprevista discrezionalità con la quale sono state compilate le liste elettorali, più la prevedibile discrezionalità con la quale si intende procedere alle opzioni parlamentari, più la totale arbitrarietà con la quale si sono azzerati gli incarichi di lavoro nel partito, più la totale assenza di garanzie di trasparenza sul percorso congressuale, tutto questo dà allattuale gestione dellUdc un tratto insieme furbesco e settario. In questo contesto - conclude lex segretario - mi pare doveroso non partecipare al consiglio nazionale. Con rammarico».
Lattacco lanciato al leader dellUdc è di quelli pesanti e sancisce un clamoroso strappo in un sodalizio, quello tra Pier Ferdinando Casini e Marco Follini, che ha segnato la storia recente del partito. Il divorzio - che apre una nuova fase nella leadership udiccina, sancendo la nascita di una vera opposizione interna - parte da lontano. I primi dissensi risalgono allestate scorsa quando il presidente della Camera si adoperò per stemperare i toni di lotta folliniani, invocando una strategia di parziale «appeasement» nei confronti del premier e ripudiando diplomaticamente il fondamentalismo antiberlusconiano del suo vecchio amico. In campagna elettorale, e poi in questa settimana post voto, le distanze si sono ulteriormente allargate.
La linea politica, lazzeramento dei quadri dirigenti scelti da Follini quando era segretario, i nodi di alcune opzioni, in primis quelle che lascerebbero fuori dalla Camera due folliniani come Bruno Tabacci e Franco Smurro, levidente divaricazione sulla volontà di stringere accordi con lUnione e celebrare la «grande intesa» - ipotesi questa poco gradita a Casini - sono tutti nodi su cui il dialogo si è interrotto, facendo surriscaldare latmosfera politica del partito.
La posizione di Follini viene sposata dallaltro «ribelle» storico Bruno Tabacci. «Quella di Marco Follini ai vertici dellUdc è una lettera mirata quindi nessuno si può nascondere» dice il presidente della commissione Attività produttive di Montecitorio, puntando il dito contro Casini. «Nessuno di noi - aggiunge - avrebbe voluto che il dibattito allinterno del partito si sminuzzasse così». Da via Due Macelli, sede dellUdc, non arriva alcun commento ufficiale. In ambienti della segreteria si esprime però «dispiacere per le immotivate polemiche». Le stesse fonti fanno notare inoltre che «il risultato elettorale parla da solo» e si ricorda che «la direzione nazionale della scorsa settimana aveva espresso allunanimità il plauso per lo straordinario risultato elettorale ottenuto dal partito e il ringraziamento allimpegno del suo leader Pier Ferdinando Casini».
Se il leader dellUdc rispetta la consegna del silenzio, prende la parola Rocco Buttiglione. «Il silenzio della leadership del partito? Io ho parlato, il segretario Cesa anche. Casini aspetta domani, anche perché in questi giorni non cè stato un vero e proprio dibattito politico, ma un chiacchericcio, ed era meglio che finisse». Il presidente Udc e ministro per i Beni culturali non entra nel merito della lettera folliniana.
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