Fondi, inizia male il 2011 a gennaio raccolta in rosso

A gennaio raccolta negativa per 3,7 miliardi di euro per il sistema dei fondi. Male in particolare i prodotti obbligazionari e di liquidità. Lo si apprende dalla rilevazione di Assogestioni. Nel mese di gennaio - viene evidenziato - i prodotti azionari, bilanciati e flessibili raccolgono complessivamente oltre 1,2 miliardi di euro. Il dato d’insieme è però «negativo e pesa per 3,7 miliardi di euro». Gli asset complessivi del settore sono pari a oltre 446 miliardi di euro, in calo dai 452 miliardi di dicembre 2010.
Nel dettaglio, i fondi flessibili hanno messo a segno la raccolta più consistente pari a 745 milioni di euro. Il loro patrimonio pesa per il 15% degli asset totali e vale 67,6 miliardi. I prodotti bilanciati hanno chiuso il mese con una raccolta di 304 milioni di euro e un patrimonio di 21,5 miliardi, equivalenti al 5% degli asset investiti in fondi comuni. I prodotti azionari hanno ottenuto 171 milioni di euro ed hanno chiuso provvisoriamente il periodo di rilevazione con un patrimonio di 103 miliardi di euro, il 23% degli asset del settore.
Per i fondi hedge il mese si è chiuso con 514 milioni di euro di deflussi e con asset pari a 12 miliardi, equivalenti a poco meno del 3% del patrimonio complessivo gestito in fondi comuni di investimento. Si attestano a 2,2 i miliardi di euro i deflussi censiti per i fondi obbligazionari, di uguale valore i riscatti per i prodotti di liquidità. Il patrimonio dei primi corrisponde al 41% del patrimonio complessivo (182,6 miliardi di euro) mentre quello dei fondi di liquidità è di poco superiore al 13%, 60 miliardi di euro.
I fondi di diritto estero hanno chiuso il mese con una raccolta sbilanciata sul lato dei riscatti che vale 444 milioni di euro: 2 i milioni defluiti dai prodotti round-trip e 442 quelli provvisoriamente in uscita dai prodotti cross-border.

I fondi esteri archiviano il periodo di rilevazione con un patrimonio che vale il 57% degli asset impiegati in fondi comuni, pari a 256 miliardi di euro. Al 31 gennaio il 77% del patrimonio è gestito dai gruppi italiani, mentre il restante 23% fa capo ai gruppi esteri.

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