Giusto a 35 anni dalla riunificazione tedesca, Einaudi ripropone Sonnenallee, il romanzo capolavoro di Thomas Brussig, con una nuova, valida traduzione di Alice Gardoncini (il romanzo da noi era uscito da Mondadori nel 2001 col titolo In fondo al viale del sole). Strana storia: Brussig dapprima scrisse una sceneggiatura per un film, che poi fu prodotto per la regia di Leander Haußmann. Ma si accorse che il tema meritava più spazio e così scrisse questo romanzo, che è la più vivace rievocazione della defunta DDR, Repubblica Democratica Tedesca. Pare che alla conferenza di Potsdam dell'agosto 1945, a Churchill si fosse spento l'eterno sigaro che Stalin, premuroso, riaccese. Per gratitudine l'inglese gli concesse un pezzettino del lungo Viale del Sole, Sonnenallee appunto. In quel "mozzicone" di strada vennero costruite abitazioni popolari con appartamentini per giovani coppie, assai fertili. Noi incontriamo i loro spregiudicati virgulti, che fuggivano dai loro minuscoli alloggi nel parchetto sotto casa e così nasce la loro storia, un autentico romanzo generazionale e al tempo stesso un struggente mémoir autobiografico, che sfiora il Bildungsroman, il romanzo di formazione, redento da travolgente ironia. Il racconto arriva all'ottobre 1989, con Gorbaëv in visita a Berlino Est, a Ost-Berlin, che annuncia la fine della prima e ultima repubblica socialista tedesca. Il romanzo, che mantiene la sua origine filmica (segnalata dalla paratassi dei dialoghi), è degno di Good Bye Lenin: è un'esilarante satira della DDR, una rievocazione dell'assurdo di quello stato composto da agenti della Stasi e da tutti gli altri oppositori del regime: "Non ci stupiamo dice una delle ragazze - poi se tutti tagliano la corda. E chi ancora non l'ha fatto vuole farlo. E chi ancora non vuole, prima o poi lo vorrà. E l'ultimo spenga la luce". Questa frase è diventata il simbolo della fine ingloriosa della DDR, che si è "spenta", sommessamente, così, senza drammi. Era tutto grottesco come quando una guardia confinaria spara colpendo al cuore uno dei ragazzi, Cesco. Sarebbe stata la tragedia se Cesco, amante della musica rock, non avesse nascosti in petto due provvidenziali vinili proibitissimi a Est - di Exile on Main Street, andati in frantumi.
Sonnenallee potrebbe essere lo Huckleberry Finn tedesco, se non ci fosse stato il Muro a ricordare la presenza massiccia della Storia. Eppure questo racconto della Wende, della "svolta", incerto tra il genere picaresco e quello sentimentale (tutti i ragazzi sono innamorati della bella e sfuggente Miriam), è il principale contributo letterario alla Ostalgie, a quella paradossale nostalgia per l'Ost ovvero per l'Est, per il vecchio, maledetto Stato della DDR. Brussig intraprende una strabiliante riscrittura della storia dalla parte dei "vinti", che poteva essere evocata solo con una estrema satirica comicità, come annota Jonathan Franzen nella postfazione: "Un romanzo straordinario, pur riconoscendo il lato triste, di quella condizione, ne mette in luce il lato comico".
Brussig s'inventa l'unico modo possibile di raffigurare, senza scadere nel retorico e nel mito, una esperienza storica, riscattandola nella comicità, ma in realtà amarissima, tragica (si pensi a tutti i morti al Muro), come quella rappresentata dall'altro film stupendo sulla DDR: Le vite degli altri. E il registro narrativo realizzato da Brussig è davvero felice: l'umorismo velato da sentimento.