Forghieri racconta trent’anni di vita e di corse alla Ferrari

Mauro Forghieri è uno che Enzo Ferrari lo conosceva bene. Come pochi. Non solo perché alla Scuderia (e in azienda) ci ha passato una vita. Ma anche e soprattutto perché, con il «Drake», ha necessariamente condiviso passi, percorsi, attimi, sospiri, frammenti di vita. Una vita di lavoro. Senza sosta, senza sole, senza notti, nel ruolo di direttore tecnico del reparto corse e di progettista di vetture indimenticabili (e vincenti) tra gli anni ’60 e ’70. Una per tutte: la 330 P3/4, berlinetta bellissima e affascinante che si aggiudicò nel 1967 il campionato mondiale «Marche», contro Porsche, Ford, Lola... ricordi. Ma vivi come la luce, fatti di cronaca passata alla Storia. Forghieri è stato l’ultimo «ferrarista» dell’epoca d’oro. Quella intessuta e imbevuta di rapporti personali. Quella in cui i piloti non erano inavvicinabili semidei. Quella in cui le corse in tv erano un evento. Quella in cui a correre si rischiava per davvero la pelle. Quella in cui le vetture di «Formula 1» non erano mezzi telecomandati attraverso l’elettronica. Quella fatta di «uomini veri». E la testimonianza di un uomo così, sulla Ferrari e non solo, non poteva mancare più a lungo. Domani alla Libreria dell’Automobile di corso Venezia 43 (17.

30), ci sarà proprio lui, Mauro Forghieri, a presentare il suo bel libro «30 anni di Ferrari e oltre» (Giunti), assieme al coautore Daniele Buzzonetti. Un incontro imperdibile, per chi ama l’automobilismo sportivo e non solo, e i valori che l’hanno accompagnato e reso nobile. Anche grazie a Mauro Forghieri.

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