Formigoni: «Manovra iniqua e sulle spalle delle Regioni»

«Scelte classiste che colpiscono i lavoratori non sindacalizzati»

Maria Sorbi

«Una manovra fatta di scelte classiste che colpiscono i lavoratori non sindacalizzati». Il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, vede «riaffacciarsi la lotta di classe» leggendo tra le righe della manovra Finanziaria 2006, approvata l’altro ieri dal Consiglio dei ministri. E torna a parlare di «decisioni inique» verso il ceto medio e di tagli scaricati esclusivamente sulle spalle degli enti locali.
Presidente Formigoni, i suoi timori sulla stangata fiscale trovano conferma?
«Assolutamente sì. La ripartizione della spesa è negativa. Siamo di fronte a un inasprimento gravissimo, che colpisce il ceto medio produttivo. Non solo liberi professionisti e imprenditori, ma anche dipendenti, operai specializzati o a fine carriera. Mi auguro che quella parte del ceto medio che ha votato centrosinistra ora si renda conto».
Anche Margherita, Rosa nel pugno e Italia dei valori si sono opposti all’aumento delle imposte.
«Sì, ma alla fine hanno calato le braghe. Siamo in un clima di vendetta sociale da parte dell’estrema sinistra».
Con la rivoluzione dell’Irpef viene demolita la riforma Tremonti sulle aliquote?
«Si sta invertendo il meccanismo rispetto al Governo precedente. Ricordo che Berlusconi, anche se di poco, aveva diminuito le tasse ed erano aumentati i cittadini che le pagavano, ritenendo giuste le proporzioni tra reddito e imposte. Ora è ripreso l’esodo dei capitali all’estero».
Qual è una delle mancanze più gravi della Finanziaria?
«Ci si incattivisce con più tasse ma nulla si fa per combattere l’evasione fiscale, un tema su cui il centrosinistra si era riempito la bocca in campagna elettorale. E poi non vengono premiate in nessun modo le regioni virtuose. Alle Regioni viene solo dato un contentino dicendo che possono decidere per aumenti delle imposte di loro competenza».
Molti parlano di tagli poco coraggiosi.
«E per di più sono stati scaricati tutti sulle Regioni e sugli enti locali. Niente sui ministeri. Questo vuol dire che si è scelto di penalizzare i servizi erogati ai cittadini. Agli enti locali si fa pagare un contributo molto alto. Insomma, lo Stato non fa sacrifici ma li fa fare tutti agli enti locali».
Uno dei settori maggiormente colpiti, tra ticket sulle ricette e tagli, è quello della sanità. Cosa accadrà in Lombardia?
«Bisognerà ulteriormente tirare la cinghia e valuteremo come. La Regione Lombardia ha i conti a posto ed è in equilibrio. Certo, molte altre Regioni sono più a rischio. Sul tema dei ticket sentiremo cosa dirà Romano Prodi».
Prevede sorprese per i finanziamenti alle infrastrutture in Lombardia, dalla Pedemontana a Malpensa?
«Sarebbe uno schiaffo incredibile. Per ora si sa ben poco e stanno ancora scrivendo i numeri. Noi ci aspettiamo un finanziamento importante per la Pedemontana, visto che non sono previste cifre per la Brebemi e la tangenziale est esterna di Milano. E torno a ribadire che su Malpensa attendo la conferma dei 375 milioni richiesti, oltre che la conferma del trasferimento dell’ente concedente autostradale da Anas a uno che permetta la realizzazione dell’autostrada del Nord».
A questo punto diventa urgente il federalismo fiscale?
«Il federalismo fiscale è una misura di giustizia. La Regione Lombardia lo attende da tempo e mi aspetto che nelle prossime settimane il governo si pronunci sull’argomento. Faccio notare che nella Finanziaria si parla di bolli auto più cari tranne che per le auto Euro 4. Ma il bollo viene introitato dalle Regioni e il governo non può decidere da solo di escludere le Euro 4».


Come si muoverà la Casa delle libertà?
«La Cdl darà battaglia a queste scelte inique. Da subito. Lunedì è in programma un incontro con i parlamentari lombardi, nella sede di Forza Italia a Milano, e affileremo le armi in vista del confronto in aula».

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