Stefano Fiore
A volte una parola rovina una carriera, altre volte la salva: Michael Schumacher si posiziona in mezzo a questi estremi. Nessuno scorderà mai i sette titoli mondiali ma molti ricorderanno la stagione 2010 come quella del declino. Colpa dello zero nella casella vittorie ma anche della resa del pilota orgoglioso ed egoista dei primi anni. Quasi un anno fa, era l’11 agosto, Schumi comunicava al mondo che non poteva tornare a guidare una Ferrari. I problemi al collo, quelli che non gli hanno precluso l’occasione di tornare a guidare un Mercedes in questa stagione, non gli consentivano di tornare a sfrecciare su una Rossa. Non aveva chiesto «scusa» ma il concetto era quello. Il campione era ferito ma l’orgoglio intatto, Michael non ha mai amato pronunciare la fatidica parola. Ci ha messo nove anni per ammettere l’errore di Jerez 1997, quando tentò di buttare fuori strada Villeneuve pur di conquistare il mondiale (poi perso). Per dire: Mr. Martin Kingham ancora aspetta una telefonata, una lettera di scuse da quando fu investito da Schumi in versione camionista. Era il 2008, l’opinione di Kingham, rimasto illeso, su Schumacher («È stato arrogante») non deve essere migliorata.
Eppure, solamente dodici gran premi dopo il ritorno nel Circus, il tedesco si è già dovuto scusare tre volte con altrettanti colleghi. «Scusa, Lewis» dopo avere ostacolato Hamilton durante le qualifiche a Valencia: tra campioni del mondo, questo e altro. «Scusa Felipe» dopo aver centrato in pieno Massa in Canada: tra amici ed ex compagni ci si perdona. Più sorprendente il terzo mea culpa, arrivato ieri: «Scusa Rubens». I risultati mosci dell’annata non sono la sconfitta più grande per Schumacher, semmai il dover chinare la testa anche davanti a quello che ai tempi della Ferrari considerava un galoppino: «Dopo aver rivisto le immagini ammetto che la manovra è stata troppo dura. Non volevo mettere in pericolo Barrichello» ha scritto sul sito ufficiale commentando il corpo a corpo di Budapest. Una bella retromarcia viste le dichiarazioni a caldo: «Rubens aveva abbastanza spazio per passare, siamo in F1 non in gita». Ammissioni di colpa tanto inaspettate che pure Button si è messo in lista d’attesa: rimprovera al tedesco una manovra neanche troppo scorretta risalente al gp di Spagna. Ma visto l’andazzo, anche Jenson vuole provare l’ebbrezza di sentire «scusa» dalla viva voce di Schumi. Anche la Bild, giornale amico, lo ha attaccato titolando «Vergogna».
Tutti segnali che lo spingono al ritiro. «Vincerò nel 2011» continua a ripetere, ma ci crede solo lui. Non a caso la Mercedes si aspetta un passo indietro di Schumi a fine stagione ed ha già pronta un’offerta per sostituirlo con Robert Kubica.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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