«Per fortuna non ho mollato Rischiavamo di non farcela»

«Per fortuna non ho mollato Rischiavamo di non farcela»

A Claudio Rinaldi, commissario straordinario nominato dal governo, chiediamo quante piscine saranno a disposizione per i Mondiali, a parte le sei al Foro Italico dedicate alle gare?
«Ventisei in tutto. Tre impianti pubblici a Roma: Valco San Paolo, Pietralata e Ostia. Poi, 17 piscine private ristrutturate a Roma, e una a Mentana. Infine altre 5 piscine pubbliche: a Tivoli, Frosinone, Monterotondo, Anguillara, Anzio».
Ma a Roma ce n’erano già tante...
«Forse per prendere il sole o fare il bagno, ma omologate ai sensi della Federazione italiana nuoto, per le gare, non ce n’erano molte. La Fin prima ne omologava una all’anno. Ora 26 in una volta. Mi pare un bel risultato».
Le ultime pennellate agli impianti le state dando in zona Cesarini. Come mai?
«È un costume tipico italiano, noi siamo pronti solo al momento del bisogno. Che ci vuol fare? Però ora è tutto a posto. La città comincia a vedere dappertutto la ranocchia verde, il simbolo di Roma09. Anche gli allestimenti al Foro Italico sono praticamente pronti».
La pista su cui indaga la Procura riguarda i suoi poteri in materia urbanistica. La sinistra l’accusa di non avere rispettato i vincoli, ignorato il Piano Regolatore. Come stanno le cose?
«La mia è un’attività complessa, legata a un impianto derogatorio straordinario, che nasce da un’ordinanza di Palazzo Chigi molto interpretativa».
Ma sono due le ordinanze, no?
«La prima riguarda la dichiarazione di grande evento. La seconda invece dà i poteri al commissario, di concerto con il Comune di Roma per alcuni aspetti, e precisa che il Comune è rappresentato dall’assessore all’urbanistica».
E che è successo?
«In un momento di vacatio del Comune, dopo le dimissioni di Veltroni, ho svolto un centinaio di conferenze di servizi, cui hanno partecipato tutte le istituzioni. Ognuno ha rilasciato il suo parere, qualche volta anche negativo, ma sempre rimandando ai poteri derogatori del commissario la possibilità di rendere esecutiva ogni decisione».
E lei questi poteri li ha esercitati?
«Certamente, nella logica di completare il programma.

E bene ho fatto, visto che oggi arriviamo, come si dice, in zona Cesarini. Se avessi aspettato, non ce l’avremmo fatta. Ma tutti sapevano tutto.Io so che il mio lavoro è iniziato con la precedente giunta, al tavolo c’erano gli stessi che oggi hanno da ridire».

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