Nelleterno revival sul guerrigliero barbudo mancava la voce di Albertino, sì il deejay, il quale, su Io Donna, alla domanda «Personaggio storico più ammirato?», ha risposto dimpeto: «Che Guevara». Oddìo, sempre meglio lui di quellenergumeno maschilista di Mike Tyson, che leffigie di Guevara la porta tatuata sul ventre, mentre i calciatori Verón e Maradona preferiscono il braccio destro, per ricordare a tutti da che parte stanno nella dura lotta tra capitalismo miliardario e socialismo rivoluzionario. Credevate che, dopo il vibrante scambio di opinioni tra Alvaro Vargas Llosa e Gianni Minà, il dibattito sullimmagine del Che si fosse sopito? Macché. Doppia razione ieri su la Repubblica. La morte del fotografo Freddy Alborta, che ritrasse il Comandante da morto con pose accostate al Cristo del Mantegna, faceva tuttuno con la copertina del Venerdì: il celebre scatto di Korda su fondo rosso, e sotto la scritta, si spera ironica, «Che ci faccio qui?». Nel senso delle magliette, dei poster, degli striscioni, dei video di Umberto Tozzi, delle mutandine di Gisele Bündchen, dei murales che laffiancano a Bin Laden. Naturalmente non sarà lironia a infiacchire licona intramontabile, cara pure ai pacifisti (lui che detestava il Pci perché «troppo pacifista»). Però vogliamo qui rendere omaggio a uno sfortunato film di Davide Riondino, Velocipedi ai Tropici, dove uno squattrinato sosia del Che provava a rimorchiare Sabina Guzzanti per portarsela a letto in quel dellAvana.
Perfino lei, guevarista accanita, alla fine si ritraeva.
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