Francia, primo sì alla riforma delle pensioni

Parigi Il Senato francese ha approvato in prima lettura il progetto di riforma delle pensioni voluto dal presidente Nicolas Sarkozy che innalza da 60 a 62 anni entro il 2018 l’età minima pensionabile. Il testo era stato approvato dall’Assemblea nazionale il 15 settembre. La riforma è oggetto in questi giorni di accese contestazioni da parte della sinistra e dei sindacati in tutto il Paese.
La versione approvata ieri sera dal Senato con 177 voti a favore contro 153 è diversa da quella adottata dall’Assemblea Nazionale: la commissione mista paritaria (formata da sette deputati e sette senatori) avrà il compito di riconciliare le due versioni. La commissione si riunirà lunedì mattina al Senato. Il testo così elaborato dovrà quindi essere sottoposto al voto solenne dell’Assemblea e del Senato, aprendo la strada alla promulgazione della legge. «La riforma sarà definitivamente approvata dal Parlamento fra martedì sera e mercoledì», ha spiegato nel primo pomeriggio il ministro del Lavoro Eric Woerth.
La mobilitazione contro la riforma delle pensioni continuerà nei prossimi giorni. Sono già stati annunciati due scioperi generali per il 28 ottobre e il 6 novembre. Secondo un sondaggio pubblicato dal quotidiano Le Monde, schierato all’opposizione, il 69 per cento della popolazione francese approva gli «scioperi e le manifestazioni» contro la riforma, il 52 per cento approva lo sciopero nei trasporti, il 48 per cento è a favore di quello di liceali e studenti, il 46 per cento appoggia il blocco delle raffinerie (che il 52 per cento disapprova).
Secondo il governo, queste misure sono indispensabili per la sopravvivenza del sistema previdenziale. Al minimo nei sondaggi, Sarkozy considera il testo di legge la «madre di tutte le riforme», simbolo del suo impegno per cambiare la Francia, a 18 mesi dal voto presidenziale del 2012. Tanto che davanti alle proteste di piazza e all’ostruzionismo dall’opposizione, ha scelto la linea dura ricorrendo per la prima volta dall’inizio del suo mandato all’articolo 44 della costituzione, che permette una sorta di rito abbreviato in Senato, “ghigliottinando” la valanga di emendamenti dell’opposizione.
Una mossa che ha fatto infuriare la sinistra e contribuito a ricompattare i sindacati. «La battaglia non finisce qui, perchè lunedì c’è ancora un dibattito in commissione paritaria mista e il testo dovrà nuovamente passare al vaglio di deputati e senatori», ha assicurato il capogruppo dei socialisti al Senato, Jean-Pierre Bel.


Intanto, anche ieri la Francia ha visto disagi nella scuola, alle pompe di benzina e in diversi settori dell’economia, a partire da migliaia di piccole e medie imprese, particolarmente esposte allo stop delle raffinerie. Il ritorno alla normalità «richiederà ancora diversi giorni», avverte l’industria petrolifera.

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