«Ma Franco è morto?» Garzon lo vuol sapere

da Madrid

La procura spagnola mostrava ieri tutta la sua indignazione e ilarità per la decisione del giudice dell'Audiencia Nacional, Baltasar Garzón, di dichiararsi competente per investigare i crimini della guerra civile, contro la quale farà ricorso. Secondo quanto riporta il giornale conservatore El Mundo, i magistrati credono che il ragionamento fatto da Garzón per avere il caso sia «una frode legale» alla quale si sommerebbe una «frode processuale» per le accuse lanciate dal giudice prima ancora di dichiararsi competente.
Per raggiungere questo scopo, Garzón ha infatti compiuto alcuni salti mortali giuridici. Il giudice ha deciso di assumere il caso usando il pretesto che i sequestri di persona sono reati che non cadono in prescrizione fino a che non si scopre dove si trova il corpo del sequestrato (come nel caso dei fucilati).
Ma ecco il primo scoglio. In questo caso sarebbero i tribunali regionali ad avere giurisdizione, e non lui. Per questo il giudice ha collegato i sequestri con il golpe che Franco e altri 34 generali perpetrarono contro un governo legittimo, citando quindi un reato contro organismi nazionali, per il quale è competente lui.
Qui però il pretesto diventa paradosso. Garzón ha infatti chiesto i certificati di morte di Franco e degli altri golpisti.

Non appena arriveranno, il giudice rimarrà senza imputati (visto che sono tutti morti), per cui le accuse cadranno e lui dovrà passare il caso ai tribunali regionali perché si incarichino dei sequestri. Insomma, se la procura non lo stoppa prima, il giudice tra al massimo due mesi dovrebbe comunque abbandonare l’indagine.

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