Frena la fusione con Gdf e Suez alza le barricate

Il titolo vola dopo un studio dell’advisor Morgan Stanley

Paolo Giovanelli

da Milano

L’annuncio che il presidente del Consiglio Romano Prodi martedì prossimo incontrerà il presidente francese Jacques Chirac per valutare le possibilità di un accordo amichevole per Suez, evitando l’Opa Enel, sembra aver messo in fibrillazione i vertici del gruppo parigino che hanno ribadito ieri che la fusione con Gaz de France «rispetterà il calendario previsto». Ma la sorpresa forse più interessante è venuta da Morgan Stanley, advisor di Suez. Con un piccolo giallo.
Un report della banca d’affari affermava infatti che in un road show organizzato dall’Enel in America, la società aveva confermato l’intenzione di lanciare un’offerta su Suez e che qualsiasi progetto non avrebbe implicato un prezzo più elevato di 40 euro per azione. Suez restava «il solo "grosso pesce" preso in considerazione». Ma poche ore dopo Morgan Stanley aggiustava il tiro, in modo significativo: «Vogliamo chiarire - affermava un comunicato - che il management dell’Enel non ha mai affermato di essere pronto a lanciare un’offerta su Suez». La società francese «è solo una delle opzioni allo studio dell’Enel per un’espansione per linee esterne, che comunque dovrà rispettare criteri finanziari stringenti». E infine «il prezzo di 40 euro citato nel report è il risultato di un nostro calcolo fatto proprio secondo questi criteri finanziari». Risultato, che difficilmente spiace a Suez: di fronte alla prospettiva di un ritorno di fiamma sul fronte dell’Opa e al calcolo (poco importa se fatto dall’advisor dei francesi) di un prezzo poco sotto i 40 euro, il titolo a Parigi ha guadagnato il 3,3%, il migliore dell’Eurostoxx.
A dire il vero, in un’intervista al Corriere della sera l’ad Enel, Fulvio Conti, ha affermato che la partita di Suez è ancora aperta («non ci sono capitoli chiusi»), ma si è ben guardato dal rilanciare la possibilità di un’Opa. Se l’avesse fatto il titolo Suez sarebbe probabilmente schizzato ben oltre il 3,3% di ieri. L’esperienza sembra aver insegnato qualcosa. D’altro canto, sottolineava ieri il Financial Times, «la fusione Suez-Gdf sta incontrando crescenti difficoltà» specialmente sul fronte della privatizzazione di Gdf, osteggiata non solo dai socialisti, ma anche da parte del governo e dai sindacati francesi. Questi ultimi hanno annunciato per il 20 giugno uno sciopero di 24 ore contro la privatizzazione. Senza il via libera alla discesa dello Stato francese nell’azionariato di Gdf, la fusione non si può fare e Suez diventa molto più vulnerabile. L’unica difesa per Suez diventa così far salire il prezzo delle azioni, che ieri passavano di mano intorno ai 30 euro.
E ieri sera l’agenzia Dow Jones, da Parigi, rilanciava l’ipotesi di un’Opa imminente.

Il titolo diceva: «Gli advisor dell’Enel stanno preparando il prospetto per l’Opa». Che, stando almeno a quanto afferma l’Enel, sarebbe pronto da mesi. Nel testo, Dow Jones specificava però che non era sicuro che l’Opa sarebbe stata lanciata. Martedì se ne saprà forse qualcosa di più.

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