«Sedurre i demoni della creatività e tirarne fuori delle storie». È questo, come racconta nel suo ultimo libro pubblicato in Italia: l'autobiografia Sedurre il demonio (Bompiani), il lavoro di uno scrittore secondo la ribelle, sarcastica, e sempre bellissima Erica Jong. Nella memoria di tutti però, sebbene dalla pubblicazione siano passati ormai quasi quarant'anni, rimane l'autrice di Paura di volare, bestseller generazionale sul desiderio sessuale femminile. Ed è anche per l'incancellabile ricordo dello scalpore che quel romanzo provocò che la Jong è uno degli ospiti più attesi della serata di apertura della Milanesiana 2009, la manifestazione ideata e curata da Elisabetta Sgarbi che prende il via domani sera (Teatro Dal Verme, ore 21) e proseguirà tra reading, concerti e aperitivi con 130 ospiti internazionali fino al 7 luglio. Alla scrittrice verrà anche consegnato il Premio Fernanda Pivano: onorificenza voluta dalla scrittrice e traduttrice milanese d'adozione, per celebrare e promuovere la cultura americana nel nostro Paese. E la Jong è pronta a stupire anche domani: non ci saranno infatti bollenti pagine sul sesso né polemiche boutade sul femminismo al centro della sua lettura alla Milanesiana, bensì poesia. Loves comes first è il titolo dell'ultima raccolta di liriche che la Jong, newyorchese di origini ebraiche classe 1942, ha da poco pubblicato negli Stati Uniti e ancora inedita in Italia: la poesia, dice, è il suo «primo amore» e con la poesia, che ama anche declamare, è tornata a parlare di amore e sentimenti, in versi che la grande scrittrice Margareth Atwood consiglia di leggere «come si guarda un'acrobazia al trapezio: trattenendo il fiato». Le abbiamo chiesto come sia riuscita, ancora una volta, a sedurre il suo demone letterario - l'ispirazione - e soprattutto come fa a riconoscerlo.
«Il demone ti rende ogni volta spaventata e allo stesso tempo eccitata. Desideri sempre sedurlo, ma anche cacciarlo via. È insieme la tua musa e il tuo dybbuk (termine ebraico che definisce coloro che sfuggono all'inferno, ndr)».
Desiderio e terrore: è questa l'ispirazione secondo lei?
«La creatività non fa altro che agognare a questa esaltazione. Ma esiste forse altro modo per essere ispirati?».
Lei è stata per molti anni anche l'ispiratrice delle «cattive ragazze», le donne che amano ribellarsi a ogni tipo di conformismo, usando l'arma della seduzione. Chi sono oggi queste bad girls?
«Tutte le ragazze cattive oggi sono in realtà brave ragazze. Sembra che sappiano soltanto andarsene in giro a flirtare, ma tutto quel che vogliono è diventare madonne con un bambino da allattare».
Ma la maternità non dovrebbe essere un desiderio naturale?
«È come se ci fossimo dovuti arrendere alla maternità. In un mondo sovrappopolato, siamo circondati da sirenette, come Angelina Jolie e Madonna, che vogliono solo bambini e ancora bambini. Dobbiamo ritornare a conciliare lavoro e amore. Abbiamo bisogno di entrambi. E anche di divertirci».
Può spiegarci allora secondo lei che cosa vogliono le donne?
«La vera eguaglianza. In politica, a casa, nello stipendio, nella crescita dei figli. In America stiamo ancora aspettando una legislatura dove il 50% degli eletti siano donne. La strada per arrivarci è ancora lunga. Gli attacchi a Hillary Clinton mostrano quanto siamo lontani dall'avere un presidente donna».
A lei non piace Obama?
«Sono entusiasta di Obama. Ma avremmo bisogno che un giorno, presto, venisse eletto come presidente una donna come sua moglie. Le donne americane ed europee meritano l'eguaglianza. E andrebbe accesa una fiammella di speranza anche per quelle afghane, iraniane, irachene, africane. È tempo che le donne cristiane, musulmane ed ebre, donne di differenti tradizioni e fedi, si uniscano per fermare la guerra e la violenza. Gli uomini ci hanno tenute divise troppo a lungo».
E gli uomini, che cosa vogliono?
«Gli uomini vogliono il potere, ma avrebbero bisogno della pace. Siamo a un punto cruciale della storia. Il pianeta è in pericolo. Dobbiamo unirci per salvarlo. Tutto il resto è vanità».
Lei domani sera riceverà il Premio Fernanda Pivano dalle mani della scrittrice. Vi conoscete?
«Siamo amiche da quando ho cominciato a pubblicare in Italia. Abbiamo fatto tanti splendidi discorsi insieme: sulle donne, sulla letteratura, sulla vita. Per me è stata un mentore e una fonte di ispirazione. Non solo ha portato la letteratura americana in Italia, ma ha stimolato a farlo sia scrittori italiani che americani».
Che cosa le ha ispirato il tema della Milanesiana 2009, Visibile/Invisibile?
«Le cose più importanti della vita sono invisibili ai nostri occhi. Ma dobbiamo imparare a vederle se vogliamo sopravvivere.
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