Fu il premier a candidarla: «Sarà un ottimo sindaco»

Berlusconi a Catania spiazzò un po’ tutti Il 15 dicembre il sì del ministro: «Sono pronta»

Una decisione a lungo annunciata, quella di Letizia Moratti. Una candidatura importante che ha tenuto per mesi un po’ tutti col fiato sospeso e voluta dal premier in persona anche per dare continuità ai nove anni di gestione Albertini. L’annuncio arrivò con un’investitura un po’ a sorpresa che spiazzò forse anche qualche alleato. Tutto in una notte, si potrebbe dire.
È il 6 maggio quando Silvio Berlusconi rompe gli indugi: «Lo abbiamo deciso stasera: Letizia Moratti sarà il sindaco di Milano». L’annuncio davanti ad una platea di donne, tutte elettrici forziste. A Catania, città in cui il premier si trova per sostenere il candidato della Cdl, Scapagnini. «La signora Moratti - aggiunge Berlusconi - è un ottimo candidato e spero davvero che possa diventare il sindaco di una città importante come Milano». È un’investitura a tutti gli effetti che viene accolta con soddifazione tra i ranghi di Fi e dallo stesso sindaco Albertini che già aveva inserito nella probabile lista dei suoi successori il nome del ministro dell’Istruzione. Tutti d’accordo sulla scelta, un po’ meno sul metodo. Ignazio La Russa di An si affretta a precisare che si tratta di una «precandidatura» mentre Matteo Salvini (Lega) mette i puntini sulle «i»: «Ipotesi buona, ma preferirei che il nome fosse scelto da tutta la coalizione». A metà maggio c’è una nuova puntata che però non ha un seguito: si parla di Letizia Moratti subito in giunta a Palazzo Marino, un trampolino per spianarle la strada. Non se ne fa nulla, dopodiché le acque si calmano in attesa che il ministro sciolga le riserve e dia ufficialmente la sua disponibilità a «correre». Ma il ministro Moratti non si sbilancia e lega la sua risposta positiva alle decisioni del governo sulla Finanziaria.

La risposta arriva a breve giro di posta e permette alla Moratti di «scendere in campo». È il 15 dicembre quando il ministro convoca la Milano che conta a Palazzo Mezzanotte: «Eccomi qui, sono pronta». E ci scappa anche la lacrimuccia.

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