dal nostro inviato a Reggio Calabria
Pietro Fuda, senatore del centrosinistra, si difende come può alla notizia della sua iscrizione al registro degli indagati per concorso esterno in associazione mafiosa. Parla di scoop retrodatato, essendo i fatti relativi al 2004; di tempistica sorprendente, vedendo la coincidenza con il voto di fiducia a Palazzo Madama; di novità prive di fondamento, non essendo mai stato interrogato o raggiunto da avviso di garanzia. Purtroppo per il senatore, a leggere le carte dellinchiesta sul «decreto Reggio» le cose non stanno esattamente così. Attualmente Fuda risulta indagato in uninchiesta su mafia, politica e affari di cui tantissimo si è parlato per il coinvolgimento di vari personaggi di spicco della politica nazionale e regionale, tra cui Paolo Romeo, ex Psdi, Amedeo Matacena jr di Forza Italia e i deputati di An, Angela Napoli e Giuseppe Valentino (entrambi indagati, infangati sui giornali, mai interrogati o raggiunti da avviso di garanzia, alla fine prosciolti).
Nonostante liscrizione al registro degli indagati risalga al 3 novembre 2004 la circostanza che lesponente fosse finito sottinchiesta non è mai trapelata, nemmeno quando Fuda lasciò la Cdl per approdare nel centrosinistra. Alle Politiche del 2006, il centrosinistra calabrese ha candidato al Senato (dove la maggioranza di Prodi è più a rischio) un politico indagato per mafia. Ma la vicenda è rimasta top secret fino a oggi nonostante la posizione processuale di Fuda continui ad essere quella di tre anni fa (lultima proroga del pm Lombardi è del giugno 2006) e malgrado valanghe di intercettazioni sulle pericolose frequentazioni di Paolo Romeo, considerato il Gran Cerimoniere del comitato daffari reggino, in stretti rapporti anche con Pietro Fuda.
Il tutto si evince da una corposa informativa della Squadra Mobile di Reggio Calabria che prende in esame vicende politiche dal 6 giugno 2002 quando «Pietro Fuda si dimette da presidente e lapertura della crisi alla Provincia, segna linizio di un periodo lungo di trattative per addivenire a una risoluzione dei contrasti. In tale fase, lavvocato Paolo Romeo è particolarmente attivo» tanto da ricoprire un ruolo importante nel rientro di Fuda in giunta.
Le conversazioni intercettate costeranno un linciaggio mediatico allindagato Giuseppe Valentino di An e a chiunque abbia avuto la disgrazia di finire in una delle surreali ipotesi investigative collegate a questinchiesta boomerang. Tutti alla gogna, dunque. Tranne Fuda, il transfuga diventato nel frattempo senatore. I punti di contatto diretti o per interposta persona tra Romeo e Fuda sono numerosi. Nella conversazione del 17 ottobre 2002 lassessore Germanò e Romeo parlano del piano territoriale provinciale e delle università di laboratorio da sottoporre a Fuda. Lindomani Romeo e Fuda affrontano il problema della gestione dellaeroporto, a seguire affrontano problematiche politiche relative allacquedotto, al parco regionale, ai finanziamenti Anas, alla gestione dei rifiuti, ai problemi della Sogas, attaccano il sindaco Scopelliti indigesto a tutti e due. Fuda si confronta con il tanto vituperato Romeo su molti argomenti. Dice Fuda: «O Paolo, seguimi un minuto. Laccordo di programma è lunica via che abbiamo». Romeo: «Sì...». Fuda: «Ma io voglio due accordi, quello che dici tu nazionale e uno regionale per le competenze della provincia... non voglio fare il 112... facciamo un accordo». Romeo: «Sì...». Altra intercettazione meritevole di approfondimento, quella del 10.12.
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