Sport

Fuentes: «Tra i miei clienti anche assi del calcio spagnolo»

«In compenso, alcuni dei ciclisti cacciati dal Tour non li conosco nemmeno»

Pier Augusto Stagi

«Non tutti i nomi di ciclisti che sono stati fatti sono davvero miei clienti. E tra gli atleti che seguo ce ne sono alcuni che, invece, stanno correndo il Tour o partecipando ad altre manifestazioni. Finora ho letto solo nomi di ciclisti, ma vi dico che ho lavorato con atleti di vari sport, come l’atletica leggera, il tennis, il pugilato e il calcio. Ho curato calciatori dei campionati spagnoli di prima e seconda divisione: non li ho seguiti personalmente, ma so che hanno migliorato il loro rendimento». Eufemiano Fuentes, accusato di essere il deus ex machina di una ramificatissima rete di doping, mette in discussione le rivelazioni degli inquirenti spagnoli e in un’intervista radiofonica rivela che «non sono usciti tutti i nomi di coloro che curavo e tra i nomi usciti ce ne sono alcuni di atleti che non ho mai seguito e altri che addirittura non conosco. Evidentemente qualcuno ha filtrato le affermazioni secondo i propri interessi».
Fuentes non si è fermato nemmeno davanti al ministro dello Sport spagnolo, Jaime Lissavetzsky, che proprio ieri aveva smentito la presenza di nomi di calciatori e tennisti tra i tanti trovati nei file di Fuentes. Attorno ai risultati dell’Operacion Puerto continua a mancare la chiarezza, lo si evince anche dalle dichiarazioni dell’avvocato Massimo Martelli, il difensore di Ivan Basso, che martedì è volato in Spagna per raccogliere materiale e cercare di capirne di più. Racconta: «Ho letto più volte le 39 pagine del dossier consegnato all’Uci e ho avuto modo di leggere anche un fascicolo finora non noto, redatto circa un mese fa, nel quale con compare il nome di alcun ciclista. Il dossier di 500 pagine? Credo che non esista, ma che si tratti degli atti dell’intero procedimento».
Che riscontri ha trovato riguardo ad Ivan?
«Intanto nessun riscontro sul conto svizzero di cui qualche giornale ha parlato. E anche le telefonate in cui si fa il nome di Ivan sono piene di omissis e di frasi strane tipo “ha vinto un tal Ivan Basso”. C’è davvero poca chiarezza».
E poi?
«Poi ci sono alcune stranezze: il dossier è datato 27 giugno, ma l’autorizzazione a togliere il segreto istruttorio è del giorno seguente: sembra tutto orchestrato ad hoc. Ma non è possibile trarre conclusioni precise perché sono ancora tanti i documenti segretati, mancano riscontri e conferme».
Con Ivan avete parlato della prova del Dna?
«Certo, e Ivan è disposto anche a questo ma io, e me ne assumo la piena responsabilità, gli ho detto che al momento non deve farla. Anche perché non sappiamo con chi dobbiamo confrontarci: per la giustizia spagnola, infatti, i corridori non sono indagati, la Federciclo Italiana non dispone ancora della documentazione, quella Internazionale non ci ha nemmeno risposto. Addirittura non è detto che l’autorità spagnola autorizzi questo esame, quindi...».
Ma servirebbe all’immagine di Basso.


«L’immagine di Ivan l’hanno rovinata altri, non lui».

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