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Fuori dall’aula una folla con l’abito della festa

Centinaia i curiosi. E una signora stringe la mano all’imputata: «Sono madre anch’io...»

Nadia Muratore

da Torino

Oltre duecento persone dentro. Ancor di più fuori. Pensionati e casalinghe, giovani madri e molti studenti, fin dalle sette del mattino hanno atteso che la piccola porta in ferro del palazzo di Giustizia di Torino si aprisse per poter raggiungere l'aula numero 6 della Corte d'Assise d'Appello, dove ieri si è svolta la prima udienza del processo più seguito dai media italiani. Per motivi di spazio non tutti hanno potuto raggiungere l'aula e assistere al processo che vede alla sbarra Anna Maria Franzoni e quando l'imputata è arrivata, una donna sui trentacinque anni le si è avvicinata e le ha stretto la mano: «Sono mamma anch'io, le sono vicina». Anna Maria ha sorriso, poi con un filo di voce l'ha ringraziata. Poi in aula il pubblico, a destra della Corte, ha seguito attento ogni fase del processo, senza un attimo di cedimento nonostante la lunghezza del dibattimento.
I molti curiosi che ieri si sono ritrovati in via Giovanni Falcone avevano tutti lo stesso desiderio: vedere da vicino questa mamma accusata del più efferato dei crimini. Molto documentati sul caso Cogne, nell'attesa di poter entrare in aula o di vedere anche solo per un attimo l'imputata, si scambiavano idee e formulavano ipotesi, come se il processo fosse già iniziato lì, sul marciapiede del Palazzo di giustizia «Bruno Caccia». E proprio come a teatro, la maggior parte di loro per l'occasione ha tirato fuori il vestito migliore: completo scuro per gli uomini e un vero defilée improvvisato per le donne, che per l'occasione hanno sfoggiato pellicce e cappelli dalle forme più strane, sfidando il freddo pungente di una tipica mattinata invernale torinese. Era presente anche un nutrito gruppo di studenti di Giurisprudenza che non volevano perdersi quello che loro stessi hanno definito «il processo dell'anno». «Un'occasione imperdibile - spiega un ragazzo al secondo anno della facoltà -. In quest'aula viene affrontato uno dei casi più complicati e anche affascinanti a cui l'Italia abbia mai assistito, dove si affrontano dei veri prìncipi del Foro». Tra di loro c'è anche chi ha bigiato la scuola: «Questa mattina sono partita presto da Verbania - racconta una studentessa di liceo -, non sarei mancata per niente al mondo. E quando torno a casa, racconterò i particolari ai miei amici».
Processo mediatico, quello della Franzoni, perché «questo non è un giallo, non si tratta di un film - spiega un pensionato torinese, impeccabile nel suo cappotto color panna -. Tutta la vicenda è costellata di dubbi e di contraddizioni, sono venuto qui per cercare di vederci chiaro, per capire se Anna Maria sia veramente un mostro oppure sia una vittima». Tra la folla, innocentisti e colpevolisti hanno atteso di poter vedere la mamma di Cogne e la sua famiglia avviarsi verso gli scalini che portano all'aula della Corte d'Assise d'Appello. L'hanno guardata arrivare in un religioso silenzio, quasi volessero carpire i suoi pensieri, le sue ansie. Solo dopo, quando Anna Maria Franzoni si è allontanata, si sono scatenati i commenti: su come era vestita, sulla pettinatura, sullo sguardo fiero, su quel marito così dolce che le è sempre stato accanto.
Quando finalmente la piccola porta in ferro di Palazzo di giustizia è stata aperta, diligentemente le persone si sono messe in fila, sottoponendosi ai controlli delle forze dell'ordine.

Non tutti hanno potuto entrare e raggiungere l'aula, ciò nonostante in molti sono rimasti fuori dal cancello sino alla tarda serata, seguendo dalla radio e da piccoli televisori i telegiornali che via via parlavano del processo, e quindi commentandone i diversi servizi. Per ora lo show è finito, almeno fino a lunedì prossimo.

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