Chiara Campo
La corsa per la privatizzazione dellacqua ha già superato un ostacolo, ma se ne annunciano altri quasi insormontabili. I legali incaricati dal Comune di valutare se la fusione tra lacquedotto, gestito da Mm che è posseduta al 100% da Palazzo Marino, e lazienda energetica Aem, di cui il Comune ha solo il 34%, sia fattibile dal punto di vista tecnico. «Occorrono approfondimenti, ma sembra che non ci siano preclusioni giuridiche», riferisce lassessore al Bilancio Mario Talamona, che ieri ha partecipato al gruppo di lavoro incaricato di studiare il piano. «Non dico che non sia sorpreso - ammette -, pensavo che gli ostacoli tecnici fossero maggiori. La possibilità dunque cè: a questo punto diventa una scelta politica». La prossima settimana il gruppo porterà sul tavolo del sindaco Gabriele Albertini le ipotesi pro e contro il passaggio diretto del patrimonio delle acque da Mm ad Aem, evitando la gara pubblica. Al sindaco piacerebbe bypassare anche il consiglio comunale: discutendo dellipotesi di fusione qualche giorno fa ha confermato che «difficilmente potrà essere risolta da questa amministrazione perché mancano 6 mesi alla fine del mandato, e i consiglieri hanno paura di decidere, pensano di essere censurati dallelettorato». La vendita degli immobili comunali insegna: anche ieri è mancato il numero legale per far partire la seduta, niente voto alla delibera di piazzale Dateo.
E che la privatizzazione dellacquedotto sia destinata ad aprire scontri nella Cdl è scontato. Ieri il commissario cittadino di Forza Italia Luigi Casero ha frenato sullipotesi: «Dal punto di vista giuridico mi sembra impraticabile, e anche i tempi sono molto stretti», ha detto riferendosi alle assenze dei consiglieri in aula. Il capogruppo della Margherita Andrea Fanzago sostiene che sarebbe nel cassetto della Cdl a Roma un emendamento da presentare alla Camera dei deputati per eliminare gli ostacoli legali per la fusione. Il parere positivo dei legali lascia infatti pesanti incognite sulla possibilità di conferire il servizio idrico da una società comunale a unazienda privata senza gara. Ma Casero prende le distanze sullesistenza di un emendamento alla Finanziaria: «Non penso sia possibile. Dopo che nel 2002 si è intervenuti sul servizio pubblico locale ponendo la gara pubblica come elemento fondamentale, è impossibile che ora si vada in direzione esattamente opposta». Loperazione però permetterebbe al Comune di aumentare il capitale in Aem, particolare non indifferente visto che si attende la decisione dellUe sulla validità dello statuto aziendale: è in discussione se il Comune possa mantenere il controllo anche dopo che la sua quota è scesa sotto il 51%. Anche il vicesindaco De Corato è critico. Intanto, diche che «nessuno, neanche il sindaco, me ne ha parlato».
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