Il più carico di livore, misto a un’ironia al vetriolo spalmata su quattro pagine, è l’Unità by Concita De Gregorio, sì, la direttora voluta da quel Walter Veltroni che per il G8 è piombato all’Aquila a farsi fotografare con George Clooney. Ma non sono da meno Europa, o Il Manifesto. Repubblica invece, più che sul commento, sceglie la via dell’insinuazione, quella della pericolosità del sito scelto per il summit: su una faglia, troppo rischioso per i «grandi» del mondo.
Venghino, signori, venghino, alla fiera di chi gufava a priori contro il G8 all’Aquila e che adesso, Cassandra decisamente poco efficace, si ritrova con un pugno di mosche in mano e la rabbia di vedere il tanto vituperato Berlusconi osannato dalla stampa estera come grande statista.
Fa un po’ effetto sfogliare, rivedere oggi quelle pagine del 24 e 25 aprile, i giorni dell’annuncio del trasloco del summit dalla Sardegna al cuore ferito dell’Abruzzo. Prendiamo l’Unità. La copertina è tutta un programma: macerie formato cartolina in prima pagina con a mo’ di spot pubblicitario «Grand tour d’Abruzzo», simpatica doppia pagina all’interno sul tema «La demagogia del premier, per il G8 va bene L’Aquila» e ulteriore paginetta sullo «sconcerto politico» causato dall’idea di «Mago Silvio», con il più che eloquente titolo «Balletto e trasloco, scavalcati i responsabili».
Non è da meno Europa, che titola il proprio commento «Allora è meglio non farlo». «Una decisione vergognosa», taglia corto. Quindi la profezia: «Quella di luglio sarà una passerella macabra, organizzata sul piazzale che due settimane fa vedeva allineate 205 bare di vittime, molte delle quali sarebbero ancora vive se la sesta o settima potenza mondiale avesse fatto il proprio dovere per proteggerle».
Stesso «no», altro giornale, Il Manifesto, con un commento intitolato «Il terno all’otto del governo»: «Perché il G8 all’Aquila? – chiede l’autore, Tommaso Di Francesco – il premier lo dichiara senza vergogna: farlo alla Maddalena sarebbe stato «troppo lusso»... ma non era una vergogna anche prima?».
Più cauta Repubblica, che punta però, in maniera più sottile, sulla pericolosità logistica della «lucida follia» del premier, dedicando un’intera pagina alle difficoltà di garantire la sicurezza dei leader. «Una caserma per gli otto Grandi – titola il quotidiano – ma ora è rebus sicurezza». Ben in evidenza le - presunte - perplessità del Viminale e i «mesi di lavoro» (per la Maddalena) cestinati. Repubblica rincara la dose il giorno dopo, con «G8 all’Aquila, i dubbi dell’opposizione. Il Pd: “Forse non sarà un vero aiuto”». «L’idea è bella – scrive Gianluca Luzi – dicono tutti. Di quelle a cui è difficile dire di no. Ma poi, soprattutto nell’opposizione, emergono dubbi e qualche sospetto non solo sull’utilità del G8 all’Aquila, ma anche se quella del premier sia solo una mossa propagandistica, come sospetta Casini». In evidenza, a parte, le opinioni contro. Da Di Pietro («È un’ennesima presa in giro, è uno spot elettorale») a Bersani («L’opinione pubblica si chiede se si tratti di iniziative serie o viziate da esigenze di immagine e propaganda») il «no» dell’opposizione è servito.
Il 25 aprile anche l’Unità rincara la dose, con un Massimo D’Alema d’annata che dice non dice: «Non so se il G8 all’Aquila sarà più un problema o un aiuto per l’Abruzzo.
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