Paola Setti
da Genova
Bisogna immaginarsi «legregio signor Antonio» che, infradito e calzoncini in stile balneare, si domanda perplesso se con una legge, o peggio per decreto, la sua casa con vista mare a Bonassola, in quel della Spezia, possa per caso venire trasferita sul cucuzzolo della montagna. E poi la stessa scena con «legregio signor Alessandro» di Sestri Levante e con migliaia di «egregi signori» che vivono sulle coste e che in questi giorni stanno ricevendo una lettera con la quale Romano Prodi li invita ad avere fiducia in lui, perché «per noi la montagna è una grande risorsa, non un problema».
Anche le idee più geniali in campagna elettorale possono trasformarsi in boomerang, e questa, così pare, farà scuola. Ammesso e non concesso che il malcapitato cittadino non cestini la missiva prima di aprirla, ammesso e non concesso che arrivi in fondo a quello che più che un appello a unirsi allUnione pare un trattato su quanto lItalia deve alle sue zone montuose, quel che segue alla lettura sono due reazioni scomposte. La prima, poco elegante: «Echissenefrega della montagna, i problemi della costa?». La seconda, risentita: «Prodi mi scrive con molta amicizia e nemmeno sa dove abito?».
Già alla prima riga uno sinnervosisce: «Caro Luigi, questa lettera arriva nelle case di tutte le famiglie italiane che abitano in montagna». E vabbè, dirà qualcosa anche sul mare. Invece Romano, sempre «con molta amicizia», si accanisce fra boschi e valli dor: «Non possiamo pensare di far ripartire lItalia senza concentrare sforzi e risorse per il rilancio della montagna». Ecco, e rilanciare la costa no? Magari al prossimo paragrafo. Macché. «Dobbiamo uscire dalle logiche del lamento e dellassistenzialismo», e qui parrebbe quasi che Prodi dica una cosa di destra, ma niente paura: «La grande politica per la montagna che il centrosinistra realizzerà non sarà unelemosina, ma la restituzione di quanto dovuto». Beati loro. E noi, qui sul mare fra le industrie come quelle dellIri, per dire, che hanno chiuso lasciando la gente a spasso ma solo dopo aver cancellato spiagge con buona pace del turismo? Niente. «Alla montagna lItalia deve lacqua, lenergia elettrica, la biodiversità, la flora, la fauna, le risorse ambientali, la natura come risorsa per il turismo e il tempo libero, il territorio per il passaggio delle grandi linee di collegamento».
Ergo, assicura il Professore che ci sarà «un incremento del Fondo nazionale della montagna», e anche «sgravi fiscali che compensino i maggiori oneri che devono affrontare gli imprenditori in zone montane» e poi «finalmente uguaglianza nellerogazione dei servizi rispetto alla pianura».
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