da Roma
La Brambilla rivendica il suo essere «avanguardia», la Mussolini e Storace fanno capire di esser più che disponibili, Rotondi si affretta a far sapere che lui e i suoi stanno «con Berlusconi quando vince e anche quando perde perché così si comportano gli amici». Lex-segretario radicale Capezzone non vuole far mancare il suo sostegno, così come il numero uno del Nuovo Psi Caldoro e il movimento per le autonomie annuncia che sarà della partita.
Non passano che pochi minuti dallannuncio di Berlusconi di voler metter mano alla formazione di un nuovo partito - sul cui nome peraltro pare si debba ancora discutere un po, al di là dellindicazione di Partito del popolo della libertà - che si affastellano sui video commenti positivi e interessati. Siamo solo allinizio - e a quel che sintravede Berlusconi appare più interessato alle adesioni della «gente» più che alle figure già impegnate -, ma premono in tanti alle porte della costituenda formazione politica, che prende di fatto il posto della ipotizzata Federazione di centro-destra.
Di qualcuno, come la Brambilla, che esulta per «la strategia di Berlusconi» e si dice soddisfattissima per il «basta coi bizantinismi», già si sapeva. Ma lannuncio va al di là del circolo già ampio dei possibilisti. Prendete lUdc Mario Baccini: parla di «apertura positiva di Berlusconi alle riforme» che va seguita. Ci sono gli autonomisti che dalla Sicilia alla Toscana dicono di esser pronti a misurarsi con questo nuovo quadro di riferimento. La Mussolini rileva «un chiaro segnale di cambiamento e discontinuità» col passato. Storace e i suoi, a cominciare dalla Santanchè, dovrebbero entrare anchessi in partita, come pareva testimoniare la solidarietà da loro espressa ieri a Cicchitto dopo la semi-rissa di Assisi con An.
Sarà che 8 milioni di firme non son poche (specie rispetto ai 3 milioni di votanti per Veltroni); sarà perché Berlusconi, coi suoi «sparigli» ha sempre condotto il gioco, e spesso ha vinto, nel centrodestra; sarà perché cè chi pensa comunque che una nuova formazione politica possa offrire spazi prima inimmaginabili. Ma è un fatto che lannuncio rimette tutto in gioco nellex-Casa delle libertà. E tanti bussano alla porta.
Né è detto che la novità sia delimitata nellambito ristretto dei vecchi alleati. Che faranno Dini e i suoi liberal-democratici che hanno già annunciato il loro distacco dalla maggioranza a gennaio? E i senatori eletti allestero che non nascondono il loro «malpancismo» verso la sinistra irriducibile? Che potrebbe fare poi Mastella, se Prodi e Veltroni ritenessero preferibile, a gennaio, affrontare il referendum piuttosto che impelagarsi in complesse trattative in un centrosinistra che sulla legge elettorale è diviso come non mai? Bossi, si sa, ha sempre rivendicato e rimarcato la sua autonomia, ma ieri è andato a firmare per la cacciata di Prodi e qualcuno sussurra non fosse alloscuro delliniziativa berlusconiana che, magari senza adesione, potrebbe condividere. Altri guardano allUdc di Casini (molto prudente in questa fase e comunque pronta a distinguersi da An): non cè solo Baccini a far intravedere interesse. Giovanardi e altri potrebbero far pressioni per una adesione a quello che sembra il Ppe italiano.
«Vedrete: trasformerà i gazebo in proposta politica», aveva anticipato ieri mattina Sandro Bondi. Dal cappello a cilindro del Cavaliere spunta la nuova, rivoluzionaria proposta. Chi vuole, aderisca, dice lui. Precisando: «Fini e Casini? Io non devo convincere nessuno».
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