Gallinara, un patrimonio naturale in vendita

Gallinara, un patrimonio naturale in vendita

Al largo tra Albenga e Alassio. Ad un chilometro e mezzo dalla foce del Centa lo squarcio è sulla Gallinara, undici ettari di isola che è riserva naturale regionale, formalmente gestita dal Comune di Albenga. Ma proprietà di privati. In vendita? Gli amministratori non si sbottonano. La questione è spinosa come l'isola aspra e feconda dall'altra parte. L'isola delle galline. La ricordano così le fonti latine. Per l'affollamento dei bipedi selvatici. A spartirsela con anacoreti già dal IV secolo. Poi venne l'abbazia benedettina dedicata a San Martino di Tours che pare vi soggiornasse intorno alla metà del 300. Gli scavi del 1936, e successivi, hanno individuato una chiesetta a pianta rettangolare e altri reperti all'interno di una grotta chiamata di San Martino. Pare che allora l'isola andasse per la maggiore negli itinerari religiosi. Qui passò anche Sant'Ilario vescovo di Poitiers, come Martino campione nella lotta contro le eresie. L'abbazia allungò i suoi possedimenti ad Albenga, Provenza e Catalogna. Un centro nevralgico vicino-lontano che diede rifugio anche a Papa Innocenzo III,colto da una tempesta in viaggio per la Francia. Il Papa pose l'isola sotto la diretta protezione della Santa Sede. Di seguito finì in commenda a G.B. Cybo, ovvero Papa Innocenzo VIII. Poi passò alla nobile famiglia Costa e in ultimo ai vescovi di Albenga che nel 1842 la vendettero ai privati. Una storia intrecciata con la terra ferma e potere temporale.
I gabbiani hanno scelto l'alta scogliera meridionale per nidificare indisturbati, formando una delle colonie più grandi del Tirreno settentrionale. La vegetazione mediterranea la dipinge a tinte forti. Tracce di specie floristiche antichissime e rettili rari. Cui si aggiunge la valenza biologica e archeologica dei fondali ancora in parte integri, tanto da valere una riserva marina. Il comune di Albenga è organo di controllo. «Noi verifichiamo che non vengano commessi abusi. Nessun'altra voce in capitolo» t'informa Giulio Ferrua dall'ufficio Urbanistica, mentre cerchi di capire la natura dei rapporti terra-isola. «Qualche tempo fa provammo a definire un accordo di programma con la proprietà per una fruizione turistica limitata dell'isola. Poi non se n'è fatto nulla». La faccenda è complessa. Ferrua ci gira alla larga. E la Regione che vorrebbe comprarla? «Se ci sono i soldi... Ma la forbice è ampia. Si vocifera dai 4 ai 14 milioni di euro». Ma è davvero in vendita? «Qualcuno ha incrociato l'offerta su internet». Una puntatina in rete e in effetti l'isola risulterebbe nel catalogo d'una prestigiosa società straniera. Da verificare. Ferrua c'è stato di recente alla Gallinara. Per controlli edilizi. «È fatta a tartaruga. Sbarchi e infili la salita. Ulivi, carrubi, querce. Verso il mare è rocciosa e coperta di fichi d'india. Poi incontri dei fabbricati più o meno abbandonati. Al centro la villa padronale. Non c'è idoneità abitativa. Parlare di attività ricettiva è difficile. Sull'isola mancano luce, acqua e gas. Solo a portarvi le prime due utenze ci vorrebbe un milione di euro. Esiste solo una sorgente d'acqua dolce. La utilizza il custode, che controlla la proprietà». Lui sta giù al porto.

Un piccolo attracco, già rifugio per le navi romane. Ferrua taglia, capisci che l'argomento scotta. Qui la strada per la Gallinara si fa contorta. Lavori in corso. Trattative. Un patrimonio ligure e una traccia preziosa della cristianità da conservare intatta.

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