Garlasco, il gup vuole nuove indagini

Dopo una lunga requisitoria l'accusa ha chiesto il rinvio a giudizio per il fidanzato di Chiara Poggi. Per il gup potrebbe servire una nuova perizia sul computer di Stasi

Garlasco, il gup vuole nuove indagini

Vigevano (Pavia) - Ci pensava da molti giorni, ma ora l’ha anche scritto in un atto ufficiale: il gip Stefano Vitelli vuole raccogliere altro materiale prima di decidere sul giallo di Garlasco. Ieri, nell’ordinanza con cui ha respinto una sfilza di richieste presentate dalla difesa di Alberto Stasi, Vitelli ha fatto balenare l’ipotesi di una nuova perizia sul pc di Alberto. In sostanza, per il giudice di Vigevano l’edificio processuale poggia, al momento, sulle sabbie mobili di elementi controversi, definiti in modo approssimativo, con pericolosi margini di oscillazione. E questa incertezza pesa come un macigno in un procedimento indiziario.

Così l’udienza preliminare, che per il codice è solo un filtro, l’anticamera del dibattimento o l’uscita di sicurezza per l’imputato, rischia di allungarsi. Il 30 marzo, giorno in cui Vitelli dovrebbe far conoscere la propria decisione sul destino di Stasi, potrebbe spuntare a sorpresa la terza soluzione: no, almeno per ora, al rinvio a giudizio, chiesto ieri ancora una volta dai Pm Rosa Muscio e Claudio Michelucci, e no pure all’archiviazione. Ma avanti con nuove ricerche per arrivare sulla terraferma di conclusioni certe e indiscutibili.

La difesa ci aveva già provato, giocando la carta di una serie di eccezioni per togliere dal recinto dibattimentale alcuni elementi raccolti dall’accusa. Vitelli respinge questa impostazione - dando ragione agli avvocati di Stasi solo sul versante, peraltro marginale, delle intercettazioni telefoniche - ma in realtà apre la strada verso un supplemento di indagine. Lo snodo più importante è il computer di Stasi: il fidanzato di Chiara Poggi sostiene che la mattina del 13 agosto lavorò alla sua tesi sul portatile, la Procura è convinta di aver dimostrato che non è vero.

Il punto è che i tecnici avrebbero aperto il pc senza seguire le procedure più ortodosse e in questo modo alcuni dati sarebbero stati alterati. Insomma, le prove o gli elementi raccolti non sarebbero genuini al cento per cento. Intendiamoci, nulla è stato compiuto in questa storia con dolo o malafede, ci mancherebbe. Ma anche un piccolo, involontario errore, in una vicenda che si gioca sui dettagli, può essere importante. E allora, Vitelli si è informato, ha ascoltato alcuni tecnici e ha deciso di far riaprire il pc come fosse la prima volta. In pratica, vuole ripetere gli accertamenti già svolti e che, a suo giudizio, non offrono le necessarie garanzie di neutralità e scientificità. Per ora, il gip non si sbilancia, ma nell’ordinanza annuncia che il supplemento di perizia potrebbe essere necessario per valutare le presunte alterazioni.

E ulteriori approfondimenti potrebbero essere necessari per stabilire l’ora della morte. Fissare con precisione il momento in cui Chiara è morta sarebbe molto importante: il problema è che all’obitorio di Vigevano non c’era una bilancia per pesare il corpo martoriato della ragazza e così tutte le valutazioni, per quanto scrupolose, devono fare a meno di un elemento fondamentale. Persino l’esame delle scarpe indossate da Stasi al momento della scoperta, vera o presunta del cadavere, potrebbe essere ripetuto: Stasi sostiene di non essersi sporcato, la Procura e la parte civile dicono che è impossibile, il gip potrebbe svolgere altri accertamenti per cancellare ogni sospetto. Certo, i fatti, così come Stasi li racconta, non quadrano e anzi, per paradosso, la sua narrazione della scoperta di Chiara morta è l’elemento più forte contro di lui. Ma anche qui ci sono margini di incertezza.

Risultato:

l’udienza preliminare assomiglia sempre più a un processo. E potrebbe occupare il calendario fino all’estate: per Vitelli il pc di Alberto, le sue scarpe e la bicicletta potrebbero essere utili. E restano sotto sequestro.

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