Gasp, l’uomo qualunque è campione del mondo

MilanoGiacca color crema, camicia a righe bianche e azzurre, abbronzatura appena accennata. E un sorriso largo così stampato sulla bocca. Ne ha di motivi per essere felice il signor Gian Piero. Se gli avessero detto qualche settimana fa che si sarebbe seduto sulla panchina nerazzurra, probabilmente avrebbe pensato a uno scherzo. Lui, che a 53 anni è arrivato al massimo in Europa League, catapultato in un sogno da Champions? E invece, cari tifosi, segnatevi questa data. Il 27 giugno 2011, alle ore 14 e 45, è iniziata ufficialmente l'era Gasperini sul pianeta Inter. Il nuovo allenatore si è infatti palesato per la prima volta in sede a Milano per pianificare la stagione, dopo aver salutato al volo anche il presidente Moratti. Un Moratti sicuro della propria scelta e sereno di fronte alle questioni di Calciopoli: «Non ci toccano».
Il signor Gian Piero ripensa ai giorni trascorsi tappato in casa a Torino, mangiandosi le unghie in attesa che il telefono squillasse, sono ormai un ricordo. I fantasmi di Villas Boas, Mihajlovic, Capello e Hiddink se ne sono andati dopo averlo solamente spaventato. Ora c'è solo lui, il Gasp. Il tecnico della squadra campione del mondo in carica. Che roba.
Chi non conoscesse Gasperini potrebbe crederlo un uomo piuttosto timido, quasi dimesso. Sbagliato. L'educazione e la riservatezza non vanno scambiate per debolezza. Bastava vederlo ieri pomeriggio in corso Vittorio Emanuele II, mentre stringeva mani a destra e sinistra. Cercandole con gli occhi, quasi come un imbucato che voglia far bella mostra di sé a un ricevimento a palazzo. Solo che lui l'invito ce l'ha eccome, anche se i maligni pensano fosse diretto a qualcun altro.
«L'Inter è stata una bella sorpresa e ai tifosi prometto il meglio. Non vedo l'ora di cominciare», ha detto prima di infilarsi negli uffici nerazzurri con i fidi Bruno Caneo e Luca Trucchi. Emozionato come un bimbo, ma determinato come chi sa di avere la chance della carriera.
La disoccupazione l'ha fatto soffrire, nonostante gli assegni di Preziosi continuassero a raggiungerlo con puntualità svizzera. Per un uomo di campo come Gasperini, la vera condanna non è però stare senza stipendio, ma fermo sul divano. Fosse anche quello dei salotti televisivi, abituale rifugio di chi resta senza panchina. No, a lui mancava il calcio vero. Quello sporco di fango e sudore.
Il gioco cui ha dedicato la vita. Nei mesi passati a casa, vigeva una regola non scritta: mai disturbarlo se c'era una partita in tv. Fosse anche il quarto di finale di un torneo giovanile. L’abbiamo verificato in marzo, provando a cercarlo: «Scusi, ma non sa che c'è la diretta del torneo di Viareggio? Mi chiami più tardi, per favore».
Dopo tutto questo aspettare, ora è finalmente tornato il tempo del fare. Il primo effetto dell'arrivo del Gasp è il prolungamento del ritiro a Pinzolo, esteso fino al 21 luglio. Segno che in Trentino ci sarà da sgobbare parecchio. Con tutto lo staff (Beppe Baresi in testa) ci si è confrontati poi sulle pratiche degli allenamenti e la preparazione fisica dei giocatori. L'esperienza Benitez forse ha insegnato qualcosa. Così era presente all'incontro anche il medico Franco Combi. Meglio iniziare la collaborazione con il piede giusto, viste le frizioni con gli allenatori passati.
Nel vertice si è parlato infine di mercato. Il Gasp non è Mourinho e di sicuro non ha chiesto la luna alla società. Nemmeno la Trivela Quaresma (24 milioni!), per intenderci.

Lo immaginiamo, piuttosto, mentre con i suoi modi gentili fa il nome di Rodrigo Palacio, suo pupillo fin dai tempi del Genoa. Avesse detto Maradona...
Andy Warhol diceva che ogni comune mortale ha diritto al suo quarto d'ora di celebrità. Per il momento Gian Piero si è garantito ben due anni. Della serie: comunque vada sarà un successo.

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