Via Gasperini, palla a Ranieri Moratti: «Poco feeling? Non solo»

Dietro Gasp, nella mattinata soleggiata di Appiano, si stava già affacciando la sagoma di Claudio Ranieri. C’è voluta una giornata intera per mettere a posto i dettagli, ma l’ex tecnico di Juve e Roma aveva avuto un preavviso nei giorni scorsi. Ed è stato subito entusiasta dell’idea. Ranieri si nutre di entusiasmo, salvo perderlo cammin facendo. E ce ne vuole tanto per arrivare in un’Inter così diversa (nell’impronta, non nei nomi) da quella che lo ha fatto dannare per qualche anno. Sarà il 17° tecnico scelto da Moratti (19 contando il bis di Hodgson e Castellini).
Sulla scelta ha pesato l’abitudine a gestire grandi squadre e ambienti intricati. Figo e Baggio erano salti nel buio e il portoghese ha il “no“ facile. Capello dovrebbe essere libero l’anno prossimo. Lo spagnolo Quique Flores, stesso procuratore di Benitez, si era offerto anche questa estate.
Martedì sera, Moratti aveva già pronunciato la sentenza a modo suo: «Non ha in mano la squadra». Ieri mattina l’ha ufficializzata, sempre a modo suo. Domanda: «Gasperini resterà?». Risposta: «Non credo, mi sembra una situazione difficile, soprattutto per lui». Gli aveva già dato il benservito. Branca era ad Appiano dalla mattina presto per recapitare la missiva. Facile trovare le cause, Moratti ha usato il tono soft, un po’ ammiccante. «Non credo che il problema sia il suo feeling con i giocatori. Cosa non mi è piaciuto ieri contro il Novara? Quando perdi così non ti piace niente». Soprattutto se la società spiega al tecnico che con i giovani bisogna andarci piano, nei momenti difficili, e quello manda allo sbaraglio Castaignos e tutti gli altri.
Il segnale, al pubblico-tifoso, che era realmente finita lo hanno dato Bernazzani e Baresi, guidando l’allenamento del mattino. Il tecnico aveva appena salutato la squadra. La società, a mezzogiorno e mezzo, ora da Big Ben, ha dissolto il velo sul sito: «La Società ringrazia....», le solite parole di circostanza. Che dire d’altro per non ricordare la partenza-shock in campionato (un punto in tre partite, non succedeva dal 1983), oltre alla sconfitta casalinga in Champions League, contro il modesto Trabzonspor, e quella in Supercoppa contro il Milan? Qualche tifoso lo ha definito il peggior allenatore dell’era nerazzurra. Fiorello ha smesso di infierire. Ed ha lanciato l’ultimo messaggio ad un allenatore che si è prestato più all’ironia che all’idolatria, stile mourinho. «Auguri mister c’ha provato!!! Era tosta e lo sapeva». Appunto, quanto lo sapeva e quanto lo ha capito. Sul quando, la risposta è facile: fuori tempo massimo. Ovvero l’altra sera, tra spogliatoio e conferenza stampa, quando è arrivato il tardivo mea culpa e la presa d’atto che la squadra andava coperta, messa al riparo da esperimenti e votata a un gioco classico con modulo classico e interpreti da restaurare. Meglio chiedere tutto ad un altro allenatore.
Ranieri conosce queste emergenze: era subentrato a Spalletti nella Roma e la situazione non era molto più allegra. Conosce bene anche l’Inter, ha avuto tempo di ristudiarla in queste settimane. Oggi sarà pronto ad allenare. Ieri il suo legale ha discusso sulla durata del contratto e sulla composizione dello staff. L’Inter voleva risparmiare (un anno di contratto), lui ha replicato chiedendo il raddoppio: accontentato Anche la composizione dello staff ha avuto il suo peso: porterà quattro collaboratori.
Che Inter sarà? Non molto diversa da quella del buon senso. Moratti proverà a mordersi la lingua e i giocatori terranno testa bassa: non è consentito mettere alla porta più di un allenatore all’anno.

I tifosi dovranno rinfoderare anche le ironie: ai tempi di Mourinho, Ranieri era uno dei bersagli preferiti. Difficile risalga totalmente l’indice di gradimento. E chissà cosa penserà quel tifoso che, ieri mattina, ha esposto uno striscione ad Appiano. Diceva: «Mou torna». Moustalgia carogna. E insana.
RiSi

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