Gattuso: «Scateno il finimondo se non mi convocano più»

«Ho fatto la parte del pirla. Anzi, no: sono caduto come una pera cotta. Mi chiameranno Fantozzi? Pazienza». Rino Gattuso non ha perso il buonumore nonostante la frattura al quarto metacarpo della mano sinistra. «Avevo un polso grosso così, che dolore e che paura. Ma poteva andare peggio, pensa se mi spaccavo la testa...».
Quella del milanista è così forte che al momento di lasciare con il gesso l’ospedale di Gorizia dove è stato operato domenica sera, ha lanciato un messaggio: «Io all’azzurro ci tengo tantissimo, ero pronto già con Cipro ma con Lippi e il club eravamo d’accordo che avrei giocato 90 minuti a Udine. La prossima volta voglio esserci e farò la guerra a chi non mi vuole mandare in azzurro».
Nessuna polemica con il Milan, Gattuso ha parlato al telefono con Ancelotti e Galliani senza problemi: «L’allenatore è dispiaciuto, ma a centrocampo i giocatori li ha, da Ambrosini a Flamini», ha ricordato il calciatore, che aveva risposto alla convocazione azzurra nonostante avesse saltato la prima di campionato per i postumi di una lussazione alla spalla. «Un mese fermo? Lasciamo passare una settimana e vedremo...». «Gattuso è un guerriero, sono sicuro che rientrerà prima del previsto», ha sottolineato Galliani, al quale Rino ha promesso il recupero per il derby del 28.
Prima di ripartire per Milano, Rino ha voluto salutare i compagni azzurri. «In ospedale era venuto a trovarmi Lippi. Se era arrabbiato? Certo, gli ero franato addosso nella buca della panchina...», ha scherzato di nuovo. «Una maledizione? Nel calcio, è quella di chi non vince da tanto tempo. Mi è bastato far un giro nel reparto a salutare gli altri pazienti per capire che sono fortunato.

Il dolore era tanto, un altro sarebbe svenuto...». Una battuta sulla partita di Cipro: «È andata bene per il risultato, non dimenticate che due anni fa cominciammo le qualificazioni con un punto in 2 partite e stavolta possiamo farne sei».

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