Ora neppure il ministro degli Esteri dellAutorità palestinese a Gaza ha più un ufficio. Gli elicotteri israeliani glielhanno distrutto a colpi di missili, esattamente come avevano già fatto con gli uffici del premier Ismail Haniyeh e del ministro agli Interni Siad Siam. Questa volta però i dintorni del palazzo, considerati ad altissimo rischio dalla popolazione civile, erano completamente deserti e nessuno è rimasto ferito. Negli ultimi tempi il ministro Mahmoud Al Zahar non aveva, comunque, molte opportunità di usare scrivania e telefoni. Da almeno due settimane il responsabile degli Esteri, considerato il leader di una delle ali più intransigenti di Hamas a Gaza, era un uomo braccato, minacciato dalla vendetta israeliana per il rapimento del caporale Gilad Shalit.
Il terzo raid contro un ministro dellAnp dimostra la volontà israeliana di combattere se necessario, anche su due fronti e di tener sotto costante pressione la dirigenza di Hamas. Mahmoud al Zahar, uscito incolume nel 2003 dal bombardamento della sua abitazione nel quale morì il figlio diciannovenne, non è sembrato molto stupito per la nuova incursione. «Da queste parti ormai siamo tutti dei ricercati, siamo tutti degli obiettivi
.. ogni casa e ogni albero sono nel mirino, questo è semplicemente il sistema distruttivo chiamato Israele», ha detto Zahar rivolgendosi ai giornalisti andati a visitare le macerie dellufficio. Poche ore dopo lincursione, un portavoce dellesercito israeliano ha descritto Zahar come «uno dei dirigenti più estremisti di Hamas», ma ha specificato che il raid non puntava alla sua eliminazione.
Mohammed Deif, capo delle Brigate Ezzedin Al Qassam, potrebbe invece non sopravvivere al bombardamento del palazzo colpito mercoledì notte durante una riunione dei capi del movimento. Dopo il raid israeliano, costato la vita a 13 fra civili e miliziani, il braccio armato di Hamas ha sequestrato unintera ala dellospedale di Gaza. Deif avrebbe riportato lesioni gravi alla spina dorsale.
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