Economia

Gemina, l’addio dei Romiti Benetton rileva l’ultimo 5%

da Milano

Si chiude definitivamente l’era dei Romiti in Gemina. La famiglia dell’ex presidente Fiat ha infatti ceduto ai primi di novembre, secondo quanto è emerso ieri dagli aggiornamenti Consob, anche l’ultimo pacchetto del 5% nella società, a lungo tra gli snodi cruciali della finanza milanese, già azionista di Rcs MediaGroup e del Corriere della Sera. L’addio dei Romiti segue gli accordi del giugno scorso quando, al termine di un aspro braccio di ferro, la famiglia aveva contrattato l’uscita cedendo il 34% in Investimenti Infrastrutture (primo socio di Gemina con il 23,9%) al fondo Clessidra e alla famiglia Benetton, stipulando con Ponzano Veneto opzioni di compravendita in scadenza in novembre sull’ulteriore 5%. La frattura risaliva allo scontro tra Gemina e Macquarie per lo sviluppo degli Aeroporti di Roma: la finanziaria milanese spingeva per un piano di investimenti più corposo, anche attraverso una valorizzazione immobiliare degli scali; e la posizione dei Romiti, contrari allo scontro con gli australiani, alla fine è risultata perdente.
Con l’uscita dei Romiti si apre una pagina tutta nuova nella storia della «Generale Mobiliare Interessenze Azionarie», fondata nel 1961 da Montedison come holding nell’alimentare, per focalizzarsi nell’intermediazione finanziaria una decina d’anni dopo. Quotata a Piazza Affari nel 1981 sotto il controllo di uno dei salotti buoni per antonomasia della finanza di quel momento: oltre a Montedison, ne erano soci Fiat (Fidis), Mediobanca, Bonomi (Invest), Orlando (Smi) e Pirelli. In pochi mesi la natura di Gemina muta: i suoi azionisti rilevano un pacchetto del 17% di Montedison e lo girano a Gemina, da quel momento primo socio del gruppo chimico privato italiano. Tre anni dopo Gemina compra da Mediobanca il controllo del Corriere della Sera dopo la sfortunata gestione che aveva visto il quotidiano passare da Angelo Rizzoli all’Ambrosiano di Roberto Calvi. In pochi anni Gemina ne blinda il controllo, entra in Pirelli, nel Nuovo banco ambrosiano, accumula interessi nelle assicurazioni, ha asset immobiliari di prestigio e alla fine degli anni Ottanta ha il controllo anche di Fila. Negli anni Novanta si moltiplicano le attività finanziarie e di intermediazione a livello internazionale, Rcs è di nuovo al centro dell’editoria e si espande con Fabbri, Bompiani, Sonzogno.
Gemina ne controlla quasi la totalità ma parte con una serie di riassetti a partire dagli anni Novanta, per scorporarne le attività nella scissione che dà vita ad Hdp (1996), cui fanno capo tra l’altro tutte le attività editoriali. Cesare Romiti arriva in Gemina e in Hdp nel 1998, di fatto con la buonuscita dalla presidenza Fiat, affidando la gestione Hdp al figlio Maurizio, mentre all’altro figlio, Piergiorgio, andranno pochi anni dopo le redini del business nelle costruzioni (Impregilo).
Ma la politica delle diversificazioni non paga e l’andamento della società segna il passo. Nel settore della moda l’acquisizione di Valentino si concluderà con un «bagno» finanziario. Nel 2004 si arriva alla resa dei conti con gli altri grandi soci del Patto Rcs, con l’addio di Maurizio Romiti che segna di fatto la prima incrinatura nel patrimonio di famiglia. Dopo la moda la società perde anche il controllo del Corriere.

Ora l’ultimo legame di Gemina con i Romiti è rappresentato dalla quota in Pentar, la boutique finanziaria di Maurizio Romiti che rientrerà in tempi non brevissimi nel piano di dismissioni delle partecipazioni non strategiche.

Commenti