GENERAZIONE ’89 Arrivano al college i ragazzi senza passato

Le università americane preparano un «promemoria» da distribuire ai prof: i vostri allievi cresciuti in una realtà diversa

GENERAZIONE ’89 Arrivano al college i ragazzi senza passato

Fra le notizie curiose di oggi ce n’è una che viene dall’America (fonte un tempo di quasi tutte le notizie curiose), dove il responsabile delle comunicazioni di un college del Wisconsin ha rilasciato un memorandum con cui si sensibilizza il corpo docente sul fatto che le matricole di quest’anno, nate nel 1989, non hanno in buona parte alcuna idea del mondo prima di quell’epoca. Nel memorandum si fotografa il mindset (quella che un tempo si sarebbe definita la forma mentis) di questi nuovi studenti: le cose che non sanno, i riferimenti che non verrebbero capiti nel corso dell’attività didattica, e che secondo l’estensore sarebbe quindi meglio evitare. La lista è desolatamente lunga. Nel 1989, per dire, crollava il Muro di Berlino, i carri armati reprimevano i moti di piazza Tienanmen, e in Italia si avviava il processo di eutanasia della Dc e del Pci. Tutte cose che per questi «ragazzi dell’89» sono, ben che vada, pure nozioni apprese da un libro, cose lontane da loro come i riti della Chiesa preconciliare.
Non è una novità, per me.
Mi sono accorto di questo gap quando mio figlio di 11 anni, vedendo la scena di un film in cui Clark Kent entra in una cabina telefonica e ne esce vestito da Superman, indicandomi la cabina ha chiesto «cos’è quella cosa rossa?». Mi sono reso conto che per mio figlio sono completamente incomprensibili gesti semplici come quello di girare una manopola per abbassare il finestrino di un’auto, o comporre un numero sul disco combinatorio del telefono anziché premendo una tastiera. I ragazzi dell’89 vengono da un mondo parallelo in cui i personal computer e i compact disc sono sempre esistiti, gli Lp sono oggetti d’antiquariato e gli Agnelli sono tutti giovani e belli. Un mondo alternativo in cui il velcro è più diffuso dei bottoni, le linguette delle lattine non si strappano ma si spingono in dentro, i cartoni animati sono tutti realizzati in computer graphics e Richard Nixon viene considerato uno dei più grandi presidenti degli Stati Uniti.
Nel 1989 solo uno scrittore di fantascienza, Thomas Disch, poteva immaginare un mondo in cui le hit parade sono dominate dalle canzoni della pubblicità.
I ragazzi dell’89 viaggiano in Ungheria e in Polonia senza bisogno di permessi, e auto con targhe albanesi e bielorusse si abbeverano ai nostri distributori. La 500 si è reincarnata, i motori diesel non si distinguono più per le nuvole nere e grevi dei loro scarichi, e non devi più farli scaldare per dieci minuti prima di partire, come la mia prima Golf. Tutto ciò è dato per scontato.
O, meraviglioso mondo nuovo, in cui i ragazzi dell’89 entrano con occhi vergini e al tempo stesso smaliziati. Un mondo in cui come per miracolo non ci sono più ciechi, storpi o idioti, ma solo «diversamente abili». Ma ogni medaglia ha il suo rovescio. A proposito di figurine, provate a spiegare a un ragazzo di oggi che ai nostri tempi le raccolte si finivano, dalla prima figurina all’ultima. Vi guarderà a bocca aperta: oggi le raccolte non si finiscono più. Per due motivi: o passa la moda del film o del personaggio a cui è dedicata la raccolta, e le figurine non si trovano più in commercio, oppure la raccolta è semplicemente infinita: escono sempre nuove figurine, che si rinnovano come le collezioni di moda - vedi i Pokémon, Magic o Yu-Gi-Oh - e collezionare diventa quindi una compulsione ossessiva, frustrante. E poi non avere memoria è un grosso rischio. Ed è curioso che anziché pensare a come colmare il gap, le università americane lo diano per scontato, come se la conoscenza del passato fosse un peso inutile.
Nel 1987 Ronald Reagan aveva profetizzato un mondo senza armi nucleari. E ai ragazzi dell’89 potrebbe davvero sembrare che le atomiche non siano più una minaccia. Oggi le nostre paure hanno altri nomi, altri volti. L’Impero del Male non esiste più...
Qualche anno fa, a Cipro, su un canale televisivo russo vidi le celebrazioni del primo Maggio a Mosca: invece di carri armati e missili, sulla Piazza Rossa sfilavano atleti e majorettes. Immagini felici, festose, un po’ kitsch. Gli allegri Eloi nati nel 1989, vedendo quella scena, possono aver colto un messaggio di pace infinita. Io dietro ai muri del Cremlino vedevo le tombe dei Morlock, i loro traffici sotterranei.

Quella lista del Beloit College la prenderei quindi come un elenco non di argomenti da evitare, ma su cui anzi parlare a tutti i costi con i ragazzi. A volte, come qualche giorno fa aprendo un quotidiano e leggendo una dichiarazione di Putin, vediamo il passato tornare. Ed è bene conoscerlo, per poterlo affrontare.

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