Roma - Generazione Italia, sì. Quella di mezza età se va bene. Largo ai giovani, come sempre, basta che stiano loro alla larga dalle posizioni di vertice perché li ci stiamo noi, cinquantenni e passa con due, tre, quattro legislature alle spalle e un posto sicuro in qualche assemblea pubblica. Si dirà che un partito alle origini conta sugli uomini che ha, prima di fare proseliti tra giovani promesse. Però l’inizio del rinnovamento è claudicante. Coordinatori regionali, ma pure i responsabili organizzativi e spessissimo i coordinatori provinciali, sono tutti presi dalle file degli eletti, onorevoli e senatori, assessori e consiglieri, oppure europarlamentari.
Come Enzo Rivellini, 55 anni, responsabile di Generazione Italia per la Campania. L’eurodeputato, che qualche mese fa fece parlare di sé per un discorso in napoletano stretto a Strasburgo che mandò in tilt i traduttori, non è esattamente una giovane promessa della nuova politica. Non solo dal 2005 è stato consigliere regionale, ma già prima Rivellini sedeva al vertice di una società partecipata dalla Regione Campania, la Recam S.p.A, settore bonifiche. Freschissimo non è neppure Giuseppe Scalia detto Pippo, coordinatore dei circoli finiani in Sicilia. Deputato, tre legislature all’attivo, Scalia è stato consigliere all’Assemblea regionale siciliana dal 1996 al 2001, più altre cariche che vengono puntigliosamente ricordate da un militante di Generazione italia sul loro sito, nella zona commenti. «Si parte sempre dal “vecchio”... figuriamoci... niente di nuovo... cambierà qualcosa? Io spero di si anche se... come sempre... non cambierà mai nulla!» scrive Giovanni_C, un po’ sconsolato.
Un mini dibattito, sempre sulla questione «nomine dall’alto, ma quale rinnovamento», si sviluppa parallelamente su Generazione Italia-Calabria, dove un solerte finiano, il signor Renato Raffa, si permette di contestare «l’imposizione» di Angela Napoli, onorevole, 65 anni, in Parlamento da 4 legislature, al coordinamento del partito nella regione. «Carissimi, come si voleva dimostrare ecco le “nomine”!», «Noi vogliamo crescere, le logiche di partito minacciano l’Associazione? Peccato, speravo fosse differente». Messaggi a cui rispondono altri finiani, evidentemente colti sul vivo dalla critica del verticismo già visibile del nascente partito finiano.
Sempre per la serie il nuovo che avanza, tra i finiani della Basilicata comanda Egidio Digilio, 55 anni, senatore e consigliere regionale; in Abruzzo Alfredo Castiglione, 52 anni, assessore regionale, in regione da 15 anni, e suo responsabile organizzativo un consigliere regionale. I giovani? Calma, arriveranno. In Liguria vigila il coordinatore Enrico Nan, 57 anni, 4 legislature, mentre in Piemonte c’è il prode Giuseppe Menardi, senatore, anche lui 57 anni, in parlamento da tre legislature. Nelle Marche pressoché l’intero organigramma è appannaggio di «eletti», dal coordinatore regionale Daniele Silvetti, consigliere in Regione, ai coordinatori provinciali di Ancona, Fermo, Macerata e Pesaro-Urbino, dove il responsabile è il vicesindaco-assessore di Fermignano. Uguale schieramento di onorevoli e senatori anche in Lombardia, Lazio, Veneto.
In tutto il fermento del progetto finiano, con le richieste di informazioni per aprire nuovi circoli, c’è l’ambiguità dei «doppi incarichi di partito». Cioè dei molti che, pur avendo sposato la causa finiana ed essendo perciò inseriti negli organici di Generazione Italia, continuano a mantenere contemporaneamente le cariche nell’organigramma locale del Pdl. Così lamenta un lettore di GI-Liguria: «Stamattina ho letto che il signor G. Murolo consigliere comunale di Genova ha sciolto le riserve (belin, la gente non dormiva finché questo non si decideva) ed ha aderito al nuovo movimento di Fini. Ok, e fin qui va bene.
Il Murolo che non vuole essere da meno di quel fenomeno politico di Gadolla però, e qui c’è proprio da sbellicarsi dalle risate, annuncia che vuole anche rimanere vice coordinatore cittadino del Pdl. Ecco lascio a voi ogni commento». Forse le ambiguità si scioglieranno a breve, con la festa di Futuro e libertà. Di cose da chiarire ce ne sono molte. Anzi, anche troppe.